L’Ospizio di Bagni di Lucca

Interessante nella stesura di questo libro è stata la conoscenza dell’esistenza di un “ospizio” a Bagni di Lucca, sotto la giurisdizione del convento del Borgo, dove i frati della Toscana potevano recarsi per le cure termali.

Già lo storico fiorentino Pulinari parla del ricorso dei frati alle acque termali di Bagni di Lucca facendo datare un episodio al 1575; nelle Cronache, infatti, ci informa che il Ministro fra Paolo da Soaggio tornato dal Capitolo Generale di Roma del 22 maggio 1575 “andò a Bagni di Lucca, cercando di ricevere la sanità, la quale non ricevendo, fece Commissario della Provincia fra Bernardo”.

Notizie più precise che testimoniano l’esistenza di un “ospizio” dei francescani a Bagni di Lucca datano all’anno 1622: “Convocati i Vocali della Riforma nel convento di Sarteano il 16 dicembre 1622 con l’assistenza del Padre Portoghese, vicario generale, il Capitolo ordinò al guardiano del Borgo di nominare un presidente ai Bagni di Lucca, il quale avesse la responsabilità di assicurare la disciplina dei frati che vi si recavano per cura; a lui dovevano obbedienza e non potevano uscire senza sua licenza”.

Della questione si parla ancora il 23 ottobre del 1686 in un incontro tenuto dai Padri Definitori nel convento di Montecarlo, nel Valdarno, dove i padri si erano trasferiti dopo la Congregazione tenuta a la Verna il giorno 11 ottobre. In quella sede furono definiti alcuni punti che ottennero l’approvazione del Cardinale Cybo, protettore dell’Ordine, il giorno 22 dello stesso mese:

“che i frati disubbidienti siano mandati via; che il Presidente non possa mandar fuori dalla terra de’ Bagni i frati che vi stanno per curarsi senza licenza del Provinciale; che in detto ospizio non si dia alloggio a secolari, né si ricevano altri; né sotto qualsiasi pretesto, vi possano entrare donne; che nessuno senza licenza del Presidente esca fuori dall’Ospizio; che detto Presidente non permetta ai ricoverati di andare vagando per le case de’ secolari, e in luoghi di frequenza e facciano le cure continuate, al termine delle quali tornino nei loro conventi”.

Nel 1690 Pietro Guinigi lasciò per testamento scudi 40 da impiegarsi per restaurare “l’Ospizio del Bagno”, con l’obbligo di celebrare tante Messe “quanto ad essi piacerà” (rogito di ser Urbano Carensi a dì 10 luglio 1690).

Anche il “Libro delle cose più notabili”, redatto da p. Antonio di Brandeglio nel 1695, tratta, con dovizia di particolari, la questione dell’Ospizio di Bagni di Lucca:

“Venuti i padri Riformati al convento del Borgo al 1600 e terminati i litigi… volendo secondo carità non mancare all’opera tanto raccomandata dal Padre S. Francesco della cura delli poveri Padri e Religiosi infermi e volendo secondo carità non mancare al dovuto provvedimento delli loro bisogni, non solo ebbero la mira fare una farmacia e stanza per spezieria, ma anche provvederli dell’acqua salutare e meravigliosa de’ bagni caldi del Bagno alla Villa ormai noti a tutta Italia… Servendosi i padri dell’opportunità e vicinanza del beneficio non mancavano di carità alli infermi della Custodia e Provincia. Crescendo il numero dei malati, dovettero essere sempre più importuni nel chiedere ai benefattori alloggio e viveri. Mancando dove abitare, né convenendo che i frati fossero ospitati nelle case, Giuseppe Ranieri del Borgo procuratore del convento, nel 1623 comprò dal sergente maggiore Silvestro di Gio. Batta, parte di una casa. La casa aveva tre stanze a tetto, di 45 braccia di lunghezza”. La suddetta casa costò 200 scudi d’oro e si dimostrò molto utile, anche se non a lungo; infatti, l’8 marzo 1693, il Provinciale, Padre Francesco da Rovezzano autorizzò il Padre Francesco da Casabasciana, guardiano del Borgo, di alienare la casa, ormai degradata. Da pubblico strumento, rogato dal notaro Gio. Lippi il 2 settembre 1667, risulta che Claudio Sandonnini (in qualche scritto si trova il cognome Donnini), di Lucca, in vita aveva donato una casa murata, alta e bella, posta nel Comune del Bagno, in luogo detto Bagno alla Villa, “acciò che i detti pp. del Borgo o altri della loro religione quel luogo necessiti in abitazione e ospizio fuori dai rumori e separato dai secolari che li turbassero le loro devozioni, la quiete dell’anima e delli corpi, come dichiara il detto pubblico strumento; con l’obbligo di dire una Messa piana e una cantata da Requiem pro defunctis”, da celebrarsi per anni 25 dai Padri del convento di Borgo a Mozzano, secondo l’intenzione del pio sig. Claudio Sandonnini.

“Il suddetto pio signore per contratto rogato per ser Settimio Landucci, notaro pubblico, nel 1667 aggiunse altra carità, concedendo a’detti padri un pezzo di terreno o orto seminativo contiguo alla suddetta casa con alcuni gelsi e canneto; posto ai confini della via pubblica con l’aggiunta dell’obbligo di 4 Messe perpetue”; e poiché la Riforma non poteva accettare legati perpetui, ”fattane i padri supplica a Padre Flamini Nobili Vicario Generale dell’Ordine” in data 29 agosto 1667 giunse “la redutione ad anni 50 che si applicorno a questo il 1671”.

Il “conventino” di Bagni di Lucca “mancava di comodità necessarie, come di una cappellina. Questa fu costruita attigua all’ospizio, nell’orto con le dimensioni di braccia 25 x 11, ed alta 24. Fu terminata al 12 luglio del 1681. Dedicata a S. Antonio da Padova fu benedetta da Padre Francesco Maria Barsotti di Lucca, guardiano del Borgo, su autorizzazione del Ministro provinciale, il giorno successivo, 13 luglio”.

Anche sul tema dell’“Ospizio di Bagni di Lucca”, una nota di Padre Giovannetti ci offre ulteriori elementi: “Nel 1623 per i religiosi bisognosi di cure termali fu offerta una casa a Bagni di Lucca. Il Definitorio della Provincia incaricò il molto reverendo p. Lorenzo Campana di Cerreto di Sotto, frate del convento di Borgo a Mozzano di raccogliere le informazioni per erigere una casa ad ospizio dipendente dal convento del Borgo. Al 10 ottobre 1623 furono approvate le proposte del p. Campana. Il 15 giugno 1647 il vecchio ospizio fu scambiato con una casa più ampia e di struttura migliore, perché servisse per le necessità di tutta la Provincia delle SS. Stimmate. L’ospizio di nuovo fu sostituito con un edificio ancora più grande e con un orto. In questo i religiosi furono favoriti dalla generosità di Carlo Sandonnini di Lucca nella località detta Bagno alla Villa. Ciò avvenne il 2 settembre 1667 con l’obbligo di 9 SS. Messe da dirsi al 2 settembre per lo spazio di anni 25 in suffragio dei defunti Sandonnini. Il 3 settembre 1680, con l’autorizzazione del Cardinale Spinola di Lucca fu benedetta la prima pietra per la Cappella pubblica di braccia 25 per 11. Dedicata a S. Antonio da Padova, fu benedetta il 13 luglio 1681. I religiosi vi rimasero fino al 1810, quando dovettero abbandonarla per la soppressione di Napoleone.

Nel 1854 la Granduchessa di Toscana Maria Antonia si adoperò che in quei locali vi si aprissero scuole cattoliche con le Suore della Ven. Anna Lapini. Il 21 agosto 1854 l’arcivescovo di Lucca Mons. Giulio Arrigoni OFM, dopo aver celebrato la S. Messa nella chiesa parrocchiale, seguito dal clero e dal popolo, accompagnò le Suore Stimmatine alla cappella di S. Antonio. Ad esse consegnò l’antico conventino (ospizio) dei Frati Minori”.

Padre Giovannetti cita la fonte di queste notizie negli scritti di Padre Giovanni M. Montano.

Da notare che l’Ospizio di Bagni di Lucca risulta ancora citato nella “nota dei conventi al tempo della soppressione napoleonica” 1808-1810 tra i conventi appartenenti alla “Custodia Lucchesi dei Minori Riformati di San Giuseppe” insieme a: San Cerbone, Ospizio di Lucca, Borgo a Mozzano, Camaiore e Viareggio. Mentre non risulta più esistente nella “nota” al tempo della soppressione italiana del 1860-1866.

A Bagni di Lucca, nella località Bagno alla Villa sono ben visibili i locali che furono tenuti per molti anni dalle Suore Stimmatine, prima di trasferirsi in una struttura più ampia, sempre a Bagni di Lucca Villa; ma il “conventino” è ormai trasformato in abitazioni private, compresa la cappella di San Antonio.