Gli Ospizi di Ponte a Moriano e Camigliano

Nei libri delle Cronache si trovano notizie anche di un “ospizio” a San Gemignano (Ponte a Moriano).

La prima volta le Cronache ne parlano al novembre 1937 dicendo che, in quel mese, “s’iniziarono i lavori di restauro all’ospizio di Ponte a Moriano, dove era crollato il tetto. Vi si spesero £. 2.021”; di nuovo è citato il 15 dicembre 1958 quando il cronista scrive che “arrivò Padre Odorico Nocentini a firmare il contratto di vendita dell’ospizio di S. Gemignano. I compratori erano i signori Grilli di Ponte a Moriano”.

Il casuale ritrovamento di due lettere, inviate al Padre Presidente del convento del Borgo il 31 agosto 1936 da parte dell’Economo della Provincia Padre Giuseppe Calamandrei fanno conoscere l’ intenzione di questi di permettere al Parroco di San Gemignano il restauro dell’ ospizio, per mettervi le associazioni cattoliche, recuperando, nei primi anni di locazione, la spesa incontrata. Ma prima di questa concessione, secondo l’Economo, l’ospizio dovrà essere dichiarato proprietà della Provincia francescana; pratica a cui deve provvedere un tal Geometra Lazzarini, di cui il francescano non si spiega il ritardo nella gestione della pratica. Nella seconda lettera, datata anch’essa 31 agosto, l’Economo accenna ad un problema riguardante l’acqua dell’edificio, di cui il Genio Militare aveva garantito la sicurezza della potabilità.

I lavori all’ospizio vennero poi fatti direttamente dai frati, come attesta una spesa registrata nell’agosto 1938 di £. 3.927,55; i lavori furono fatti fare alla Ditta Mariani del Borgo e al “falegname Umberto”.

Dopo questi lavori l’ospizio viene affittato e già le entrate del settembre 1939 ci parlano di un acconto sull’affitto di £. 50,00. Anche dalle registrazioni delle entrate dell’ottobre 1940 si conosce che sono state incassate £. 360,00 “dall’affitto ricevuto durante l’anno (ottobre 1939=ottobre 1940) a £. 30 mensili, avute dall’inquilino dell’Ospizio di S. Gemignano/Ponte a Moriano”, cifra che continuerà ad essere incassata ogni due mesi anche per gli anni seguenti fino, addirittura, a tutto l’anno 1955 (vedi registrazione di £. 4.000 nelle entrate del gennaio 1956). Una curiosità: nella registrazione dell’affitto di marzo/aprile 1942 (£. 60,00) viene scritto “Ospizio Ponte Ciano”. Precedenti notizie sull’“ospizio” le ritroviamo in alcune voci di spesa del libro cassa degli anni 1910/1927, a cui è dedicato un apposito capitolo di questo libro. Una registrazione di “spese fatte all’Ospizio di San Gemignano” l’ho trovata anche con la data del maggio 1886 (lire 9,55).

Nelle registrazioni del mese di luglio 1910 sono indicate le spese per l’“ospizio” di S. Gemignano, ammontanti a £. 7,31 ma compaiono anche le spese per un “ospizio di Camigliano”, ammontanti a £. 53,27, causale: “spese al macello e alle botteghe”. Nelle uscite del dicembre 1915 si trova un importo di £. 678,70 in cui sono ricomprese le spese dell’ospizio di San Gemignano, la “pigione” di un ospizio a Camigliano (nel comune di Capannori) e un’offerta alla Misericordia del Borgo di £. 2,00. Cercando di approfondire la questione dell’ ospizio è stato rinvenuto, tra vecchi documenti bruciacchiati e polverosi, un “Inventario della mobilia, che trovasi nell’Ospizio di Camigliano fatto dal P. Celestino al dì 6 marzo 1872”, che testimonia l’esistenza, nel tempo, di quel locale. In particolare si citano: salvietti, foderine da guanciale, tovaglie, mutande, sacche da questua, secchie, un imbottito, un paiolo di rame, una vaschetta per levare l’acqua, una ramina, 2 sacconi, una lettiera ed una cuccia, una lucerna di ottone; ed ancora 4 coppi per olio (di cui due pieni), 2 botti per vino con 3 botticine, 4 damigiane piene di vino, 6 barili, vari attrezzi da cucina e i ferri per il fuoco e 10 lenzuola. E dall’esame più approfondito di un registro di cassa degli ultimi decenni del XIX secolo risultano registrazioni della “pigione” che si pagava per l’ospizio di Camigliano (£. 28,00 nel 1888 e £. 33,00 nel 1894). Gli ospizi, come quelli che abbiamo visto, erano luoghi di deposito e di sosta per i frati da cerca, in luoghi distanti dal convento, come ad esempio nel Capannorese. Sono diverse, a questo proposito, le registrazioni che attestano le spese sostenute per le questue (del grano a Tassignano nell’agosto 1887, del vino a Veneri nell’ottobre 1886, ecc.). Gli ospizi potevano essere anche ambienti per frati laici e confessori di monasteri lontani. Diverso il caso dell’ospizio di Bagni di Lucca, che serviva per le cure termali.

Altra documentazioni, sull’uso e le finalità di questi ospizi non ne abbiamo. Di sicuro è un argomento che merita di essere approfondito.