Antonio Baroni: il frate musico

La conclusione di questo libro era vicina e io ero incuriosito dalla figura di Padre Antonio Baroni da Dezza, di cui parla il Sandretti nella sua pubblicazione sull’organo e di cui esistono, al convento, molti spartiti musicali con il suo nome. Mi sono messo sulle tracce di questo frate, così come ho fatto per altri. Ho parlato con qualche persona di Dezza, ma i ricordi si perdevano nel tempo ed io non avevo molta speranza di successo. Dopo qualche settimana una telefonata di Romolo Rossi mi informava che un lontano parente di quel frate era David Berni, che forse poteva conservare qualcosa di lui. Ho cercato il Berni, che abita a Dezza, il quale con cordiale disponibilità mi ha messo a disposizione documenti e foto che erano stati custoditi, con geloso affetto, dalla sua famiglia. Oltre alle foto, un’autobiografia manoscritta ed un volumetto del 1904, ricordo della predicazione di Padre Antonio nel Duomo di Mirandola (in Emilia). In quei documenti ingialliti ho trovato tutto ciò che mi serviva di conoscere su quel frate, che il Sandretti aveva così descritto, per averlo visto e sentito suonar l’organo nella chiesa di Dezza: “sebbene questo vecchio organista suonasse ancora nel desueto stile ottocentesco io, che gli fui al fianco per tutta la durata del Vespro, rimasi stupito per la sua abilità tecnica, per la maestria con cui sapeva trattare lo strumento e per la conoscenza profonda che rivelò avere dell’organo italiano ottocentesco”. Tra i documenti messi a disposizione dal Berni c’è, come ho detto, una autobiografia del frate, dettata dallo stesso alla nipote Giuseppina Lazzari, insegnante elementare, nonna del Berni.

Da questa autobiografia attingerò tutte le notizie utili, usando le parole dello stesso Padre Antonio Baroni, al secolo Ulisse:

“Nacqui a Dezza il 5 marzo 1870 dai coniugi Baroni/Bertolani; fui battezzato al fonte di Diecimo, fui educato ai sani principi morali e religiosi dalla nonna Rosa, pia e buona donna e dalla mamma Livia. Crebbi vegeto e robusto, di carattere vivo, ma remissivo. A cinque anni un’infezione alla gamba mi tormentò per lo spazio di due anni da ridurmi in fin di vita. La mamma fece ritornare il babbo, Biagio, dall’America ove si trovava da sette anni. Finalmente guarito cominciai un po’ di scuola dal Parroco del paese, don Giuseppe Ambrogi, buono, santo fino allo scrupolo, ma non atto all’insegnamento dello sviluppo delle piccole facoltà di un fanciullo e poco appresi… A dodici anni essendo la nostra casa frequentata dai frati questuanti del Borgo a Mozzano, vedendo spesso i giovani novizi e studenti del Convento, mi venne l’ispirazione di abbracciare io pure l’ordine francescano per ascendere al Sacerdozio… cominciai lo studio della lingua latina… A quindici anni mi presentai dai frati per un piccolo esame per essere ammesso nell’ordine e fui accettato e mandato al noviziato a Borgo a Buggiano, nell’aprile del 1885. Nell’86 passai agli studi nel Convento di Borgo a Mozzano… ”, dove rimase fino al 1888, spostandosi poi in altri conventi per terminare gli studi.

Nel 1892 cantò la prima Messa a Borgo a Buggiano e nel 1895 tornò nella “famiglia” del convento di Borgo a Mozzano, fino al 1898, vivendo poi il suo ministero in tanti altri luoghi. Dal 1919 al 1940 stette nel convento di Nicosia (Pisa). Essendo intervenuta, nel 1911, una divisione delle Province toscane dell’Ordine, pur appartenendo il Baroni a quella di San Bonaventura, nel 1940 chiese di tornare a Borgo a Mozzano, come ospite, ottenendo il permesso desiderato. Nel convento della sua giovinezza rimase tre anni finché, colpito da una grave malattia, decise di tornare a casa sua, a Dezza, per essere meglio assistito dai propri familiari. È in questo periodo che il nostro porta al Borgo tanti spartiti musicali che, oggi, sono un patrimonio eccezionale.

La parte dell’autobiografia che più ci interessa è quella di “Padre Antonio musico”, così come lo stesso si definisce:

“A dieci anni domandai al babbo di studiare musica da un Padre di Borgo a Mozzano, dove andai diverse volte con altro compagno, Marconi, che poi fu Frate Sacerdote”. Ma una domenica il giovanetto Antonio si trattenne a Diecimo più del previsto e non arrivò in tempo per la dottrina ed il vespro e, per punizione, il padre non lo mandò più dai frati del Borgo a lezione di musica.

Dice ancora il nostro: “Nell’anno di noviziato cominciai a suonare il pianoforte… A Camaiore ebbi per Maestro Padre Clementi; morto questo Padre, fu mio Maestro Alderano Petrucci, sotto il quale cominciai lo studio di armonia… A Buggiano mi fu Maestro Sante Vallini di Pescia, sotto il quale continuai armonia e cominciai col contrappunto. Feci pratiche per andare all’Istituto Musicale di Bologna e mi fu accordato, ma il Provinciale, conoscendomi per le scuole di scienze sacre fatte sotto di lui, mi ordinò di darmi alla predicazione… Assecondai la sua volontà ma continuai sempre lo studio della musica… mi dilettai in quest’arte bella impiantando scole cantorum in tutti i conventi dove mi trovavo, come organista e direttore di musiche sacre, profane, facendomi riduzioni per grandi e piccole orchestre di Messe, operette, pezzi di opere per Circoli e Teatri delle nostre Parrocchie. In Dezza istituì una piccola banda, istruendo i giovani nella musica e negli istrumenti senza ricorrere ad altri maestri. Questo durò fino a che potei venire in paese a far scuola”.

Quanto Padre Antonio scrive nella sua autobiografia è testimoniato anche da alcune lettere ritrovate tra gli spartiti musicali, risalenti al 1923 ed al 1925, con le quali la Propositura di Calci e la Società Filarmonica di quel paese ringraziano il nostro frate, presente in quel periodo nel convento di Nicosia, per la partecipazioni ad importanti celebrazioni con la “sua” corale, con la “sua” banda musicale e con “il corpo dei dilettanti filodrammatici” di cui Padre Baroni “degnamente e con maestria ne guida le sorti”. Per ringraziamento il Proposto di Calci invia al convento “due chili di biscotti, una piccola damigiana di vino e una bottiglia di liquore, per una modesta ricreazione insieme ai bravi allievi”. Ecco tutto quanto sono riuscito a saper del “musico” frate Baroni.

Come gli aveva ordinato il Provinciale, il Baroni fu anche un valente predicatore.

“Il mio Ministero di predicazione è cominciato con piccoli discorsi, panegirici nel 1893 fino al 1944. In questo spazio di tempo ho svolto il mio ministero in 90 Diocesi d’Italia, percorrendo da una regione all’altra, tanto nell’Italia continentale che insulare, predicando in città, cattedrali, duomi, collegiate, chiese, borgate e paesi ottenendo quei frutti morali e spirituali concessi da Dio ed anche con mia piccola e tante volte grande soddisfazione. Le prediche dette in questo spazio di tempo, di anni 51, oltrepassano le tremila, senza computare piccoli discorsi fatti in circostanze di attualità”. E Padre Baroni conclude affidandosi a Dio: “ Quale merito o demerito ne avrò da Dio? Lui solo lo sa e ne aspetto da Lui misericordioso quello che vorrà attribuirmi”.

Parlando del suo lavoro nei conventi dove ha soggiornato, anche con incarichi di responsabilità, ricorda in particolare il lavoro fatto a Nicosia (Pisa), dove aveva impiantato una elettropompa e distribuito a tutto il convento un’acqua che “analizzata da bravi Professori e Tecnici è risultata medicinale, terapeutica per malattie… stimata più efficace di quella di Fiuggi”.

Ma nella conclusione dell’autobiografia torna sul “suo” amato convento di Borgo a Mozzano, dove dice di aver restaurato il vecchio noviziato, ma soprattutto “dove elessi la mia camera da letto e quella del pianoforte”.

La morte lo colse nella casa paterna di Dezza il 16 giugno 1945.

Il "musico Padre Antonio Baroni
Il “musico Padre Antonio Baroni
Una cartolina indirizzata a Padre Antonio Baroni
Una “cartolina postale italiana”, ritrovata di recente tra vari documenti del convento del Borgo, attesta la presenza di Padre Antonio Baroni al Borgo, “il frate musico”, nell’anno 1897. La cartolina postale, grazie ai timbri postali ben visibili, fu spedita il 18 dicembre 1897 da Buggiano e, nello stesso giorno, arrivò a Borgo a Mozzano. A spedirla da Buggiano un frate di nome Giovanni che, quasi sicuramente, si trovava nel Monastero di S. Scolastica di Buggiano che, nel 1867, fu ceduto al Can. Giovanni Pellicci, il quale lo consegnò ai Minori Riformati di San Francesco, che vi rimasero fin verso il 1912 (anche il convento del Borgo apparteneva ai Riformati). La missiva è indirizzata a Padre Antonio da Dezza F.M. (frate minore) nel Convento del Borgo. Frate Giovanni chiede al Baroni la “parte tenore della pastorella a 3 voci che io vi spedii alcuni giorni fa, la vorremmo cantare anche noi e ci manca la detta parte Se già ci avete rilevato l’accompagnamento – prosegue frate Giovanni –mi fareste piacere a mandarmene una copia”. La cartolina si conclude con “Tanti auguri per la prossima festa e mille saluti”. Le poste in quel tempo erano davvero efficienti…