La peste del 1630

In un capitolo precedente, parlando dell’arrivo dei francescani al Borgo e dell’oratorio del SS. Crocifisso, si è accennato all’ Immagine miracolosa che si venera in quella chiesa, a cui si attribuisce il merito di aver salvato Borgo a Mozzano da tremende pestilenze. Tra i documenti del convento c’è un foglio interessante che parla della peste del 1630, proprio la stessa epidemia che colpì anche Milano e di cui racconta il Manzoni ne “I promessi sposi”; Sembra che il terribile morbo si sia propagato nella nostra zona con gli indumenti contaminati, tolti agli appestati, arrivati in una delle prime cartiere che si trovava ad Anchiano; con gli indumenti, una volta macerati, si ricavava la carta. Il documento trovato è la “Copia a Lettera del Manoscritto Latino, ed Italiano relativo alla peste del 1630 che si conserva nelle memorie appartenenti al SS. Crocifisso del Borgo di Lucca”, ristampato dalla Tipografia di Natalia Vannini nel 1927. Il documento è davvero interessante perché è il resoconto della grave epidemia, che colpì “tutte le città d’Italia”, e del modo con cui i fedeli di Borgo a Mozzano si rivolsero al miracoloso Crocifisso. Dice dunque il documento: “Erano nell’anno del Signore 1630, quasi tutte le Città d’Italia dal crudelissimo morbo contagioso angustiate, quando la nostra Città di Lucca travagliando nel medesimo male provava non meno dell’altre Città infette l’aspri rigori della morte (poiché dall’anno 1630 fino al 1632, perirono dentro al suo cerchio circa quindicimila persone, senza quelle del suo contado) per il che la Comunità del Borgo da giusto timore assalita temendo non provare anch’essa per la comodità del passo, come molte altre Comunità di questa Eccellentissima Repubblica, tal male, con maturo, e pio consiglio giudicò di fare ricorso all’inesausto fonte della vera misericordia, acciò come quello, il quale per la salute di tutto il Mondo non sdegnò esser confitto in un tronco di croce, così ancora si compiacesse per la salute del populo del Borgo ricevere la protettione, a difesa di quel Castello. Laonde l’anno medesimo 1630 a 15 Decembre questa Santissima Imagine del Crocifisso con velo ascosa è portata sotto il Baldicchino per mano del Reverendo Padre Maestro Mauritio Monoliva Lucchese professo della Religione de’ Servi di Maria Vergine habitatore di questo hospitio, accompagnata da i fratelli della sua compagnia a piedi scalzi alla Chiesa di San Iacopo… e quivi con gran pianto di tutti fra le solennità della Messa si scuopre ai Fedeli, e dopoi con solenne pompa accompagnata da i Reverendi Padri del Convento di San Francesco minori osservanti, e da tutte le Compagnie, e da assaissimi Religiosi, e da tutto il Populo del Borgo con lumi, suoni di campane e di strumenti bellici è portata processionalmente, primieramente alla Chiesa di S. Rocco di Cerreto di sotto, dopoi alla Chiesa di San Giovanni di Cerreto di sopra, dopoi alla Chiesa di S. Francesco, e di li all’Oratorio della Beata Vergine comunemente detta de i Miracoli, e finalmente alla Chiesa di San Iacopo, dove il medesimo Padre sopradetto fece un sermone eloquentissimo, e con grandissime lacrime, e pianti gridando tutti misericordia si cuopre e si restituisce alla sua Chiesa, e così per misericordia di questo Sacratissimo Redentore, non solo la terra del Borgo, ma quelle delle Comunità ancora, le quali furno tutte degne presentialmente intervenire, eti adorare questa Sacratissima effigie salve, e libbre restorno dalla peste, essendo tutti quest’altri intorno da essa travagliati. Per la qual cosa la Comunità del Borgo, per dimostrarsi ricordevole di tanto benefitio, statuì di visitare ogn’anno nel giorno di questa traslattione con solenne Processione questo Santissimo Crocifisso, e renderli perpetue gratie con Sacratissimi sacrifici. Che nostro Signore faccia adempire il tutto”.

La processione annuale che la “comunità del Borgo” prese solenne impegno di tenere ogni anno è cessata da circa quarant’anni, finita nel dimenticatoio dei cambiamenti. In questo antico documento si parla del “SS. Crocifisso del Borgo di Lucca”, una dicitura trovata più volte per definire il nostro convento: Borgo di Lucca in luogo di Borgo a Mozzano.

A proposito della peste del 1630 anche Padre Ottaviano Giovannetti ci fornisce delle notizie importanti in una sua pubblicazione dal titolo “Il San Francesco di Lucca”. Scrive che “La peste del 1630-31 non risparmiò la città e la provincia di Lucca. Le autorità provvidero ad istituire ospedali nel suburbio, richiedendo medici e chirurghi anche a Bologna”. Tra i frati che morirono nel servizio agli appestati sono ricordati i pp. Francesco di Cerreto, Giuseppe di Oneta e il fratello laico Ginepro di Cerreto. Nella richiamata pubblicazione si dice che “Lucca che allora contava 24.000 abitanti, ne perse ben 10.000 e 15.000 morirono nel contado”. Il 2 dicembre 1630 la morte entrò nel convento di Lucca colpendo un giovane converso e “l’Ufficio di Sanità intervenne con rigore, chiudendo con chiave e catenacci il convento”.

A proposito della pesta scoppiata nel 1630, dopo la stampa del libro, ho conosciuto dalle “Cronache di Cerreto di Sotto”, edite dal Comune di Borgo a Mozzano nel 2006, che “la strage seguita in Lucca, dal 1630 al 1633, fu calcolata di circa 10.000 persone e queste tre comunità (Borgo, Cerreto di Sotto e Cerreto di Sopra ndr) restarono illese per grazia speciale del Santissimo Crocifisso”. Sempre da dette “Cronache” si apprende che la comunità di Cerreto di Sotto “aveva preso per uso della quarantena la casa in luogo detto in Morante”.