Il pianoforte ottocentesco

Il pianoforte a coda che si trova al convento è una delle prime evoluzioni di “fortepiano”; costruito nel XIX secolo è stato prodotto a Vienna dalla Ditta Joh. Heitzmann und Sohn, che lo ha catalogato con il numero 3348.

Ricordo di averlo visto da ragazzo in uno dei corridoi del dormitorio del primo piano, nella zona della clausura, che era delimitata da una cancellata di legno, davanti alla grande finestra che guarda la piazza della stazione; di sicuro già a quel tempo il pianoforte non era funzionante. Per circa trent’anni questo strumento, di legno chiaro, è stato nella grande stanza della biblioteca, al primo piano, senza trovare restauratori disponibili a ripararlo nonostante le varie visite di diversi accordatori.

Il forte piano
Il forte piano

Finalmente, nel 2012, abbiamo trovato un accordatore, ma anche bravissimo restauratore, Mario Mazzei di Lucca il quale ha preso a cuore la sistemazione dello strumento, riportandolo a suonare con un restauro “filologico” davvero apprezzabile. Il pianoforte ottocentesco è così tornato a fare bella mostra di se nella sala della biblioteca, recuperata a soggiorno per gli anziani del Centro.

Anche di questo pianoforte non abbiamo altra documentazione se non la spesa per il trasporto, da Livorno a Borgo a Mozzano nel giugno 1911. Solo i libri cassa ci fanno sapere di una “prima accordatura del pianoforte” nell’aprile del 1938 (spesa 50,00 lire) e di una “seconda” nel luglio dello stesso anno (spesa 20,00 lire). Il pianoforte è citato anche nell’autobiografia del “musico” Padre Antonio Baroni di Dezza (1870-1945) quando, felice di essere tornato nel “suo” convento di Borgo, scrive: “dove elessi la mia camera da letto e quella del pianoforte”.

Ma di questo si parlerà diffusamente in un successivo capitolo.