Uno scritto del 1990

Trattando la storia del convento non può certo mancare il racconto di come lo storico immobile sia arrivato nella disponibilità della Fraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano, attuale proprietaria del bene.

Per chi, come me, ha vissuto tutte le fasi di questo processo ed è tutt’ora presente nell’impegno di gestione del Centro Anziani, riepilogare fatti e circostanze è abbastanza facile; ma voglio farlo riportando l’introduzione scritta per un libro edito, proprio dalla Misericordia, nel 1990, contenente la Monografia della Toti Salvetti, a cui più volte si è fatto riferimento in questa pubblicazione.

Quanto scritto oltre 23 anni fa, in tempi di così rapidi cambiamenti come gli attuali, appartiene ormai alla storia.

Scrivevo, dunque, nell’appendice del libro “Il Convento di San Francesco in Borgo a Mozzano”:

“Non è inopportuno che al termine di questo libro che tratta la storia della venuta a Borgo a Mozzano dei Francescani e della costruzione del convento, si dica, sia pur brevemente, del come la Misericordia, che questa pubblicazione ha voluto, sia diventata comodataria dell’antico complesso che dall’ameno colle, sotto Macea, domina la parte sud dell’abitato di Borgo a Mozzano.

L’idea di acquisire il convento e di realizzare in esso una casa di riposo era un’ idea fortemente presente nella nostra popolazione. E ciò spiega il favore ed il successo che l’iniziativa della Misericordia ha incontrato, che ha portato, in tempi brevi, alla poderosa realizzazione del Centro Accoglienza Anziani.

Alla gente, soprattutto alla gente semplice, alle persone anziane, non importava come e chi potesse realizzarla; la gente chiedeva e sperava che nel grande complesso si facesse una “casa per poveri vecchi”, come si diceva un tempo. A questa idea, a questo sentimento diffuso, di più persone, a questo discorso tante volte ascoltato, qualcuno prestava attenzione.

Si vegliava sulla possibile destinazione che il convento avrebbe avuto nel momento della inevitabile decisione di chiusura che l’Ordine dei Frati Minori avrebbe prima o poi preso.

Ad un certo punto, dopo una petizione popolare ed una grande raccolta di firme, promossa da tanti fedeli sotto il coordinamento dell’avvocato Vasco Motroni, apparve evidente che l’unico ente, l’unica associazione, che avrebbe potuto affrontare un così grande problema, era la Misericordia che, anche come persona giuridica, offriva le necessarie garanzie alla Provincia Toscana dei Frati Minori.

Stando in continuo contatto con il compianto Padre Bernardino Michelucci, ultimo Superiore del convento, con l’avvocato Motroni, con Giacomo Amaducci ed altri, d’accordo con il Vice Governatore della Misericordia geometra Alvaro Carlotti, con il rag. Alfredo Malgari ed un ristretto numero di consiglieri della Misericordia, fu inoltrata, in via del tutto riservata, alla Provincia Toscana dei Frati Minori, con sede in Firenze, una lettera datata 27 ottobre 1980, nella quale, come Governatore, annunciavo la volontà “di operare fattivamente e costruttivamente per dare una concreta risposta al problema degli anziani. E ciò nella certezza di essere in questo sostenuto dalla stragrande maggioranza della popolazione… che dovrebbe partecipare, attraverso l’organizzazione della stessa Confraternita, alla realizzazione di un centro di solidarietà per anziani che, nel nostro intendimento, dovrebbe essere assai diverso dal ricovero tradizionalmente e comunemente inteso”.

Nello scritto confermavo che il nostro sguardo era rivolto “al Convento Francescano di Borgo a Mozzano per il quale le nostre popolazioni hanno sempre dimostrato un amore, una sensibilità particolari e che l’impegno ammirevole del P. Bernardino Michelucci è riuscito a tenere in attività in tutti questi anni, preservandolo anche dai guasti del tempo e dall’incuria”. La lettera concludeva con una richiesta di incontro con il Padre Provinciale, segnalando anche, come referenza, la personale amicizia con l’avvocato Alfredo Merlini che era, all’epoca, il Presidente Nazionale delle Misericordie d’Italia. A questa richiesta il Padre Ministro Provinciale, Angelo Stellini, rispondeva il 1 novembre 1980 dicendo: “Gent.mo Sig. Brunini, ho ricevuto la sua lettera con la quale dice il suo interessamento per il nostro Convento di Borgo a Mozzano, per un centro di solidarietà per gli anziani. L’idea va bene perché noi siamo contenti che i conventi che lasciamo vadano o a servizi per la chiesa locale oppure per assistenze sociali cristiane. Quanto alla presenza francescana a Borgo a Mozzano… continuava P. Stellini… è un altro discorso: se noi lasciamo il Convento non è perché lo vogliamo lasciare, ma perché siamo costretti dalla mancanza di personale. Spero tra breve iniziare le pratiche per una soluzione definitiva riguardo a quel Convento e allora ci parleremo”.

Dopo quella lettera si iniziò con alacrità a pensare come l’iniziativa di realizzare una casa di riposo, che fosse cosa diversa dal ricovero comunemente e tristemente inteso, sarebbe stato attuabile nel vecchio e cadente complesso.

Fu un periodo di contatti, di visite, di studio assai intenso che ci permise di approntare, sempre in via riservata e con la conoscenza di pochissime persone, un programma che comprendeva sia le motivazioni ideali e spirituali che giustificavano l’idea di realizzare una struttura per anziani, sia la possibile gestione e ristrutturazione dell’immobile.

La riservatezza era d’obbligo, poiché sapevamo che enti pubblici e persone assai in vista si erano fatti avanti per poter disporre della struttura per varie destinazioni (si pensava che il Comune di Borgo a Mozzano fosse interessato a realizzare nell’immobile la sede della nascente Comunità Montana).

Si arrivò così, all’improvviso, alla notizia che il 5 febbraio 1981 sarebbe stato presente al Borgo il M. R. Padre Angelo Stellini, Provinciale dei Frati Minori della Toscana, per comunicare le decisioni prese nel recente Capitolo che i frati avevano avuto,

Padre Bernardino, sicuramente turbato ma fiducioso, ci invitò a quella riunione anche per espresso desiderio di Padre Stellini. Nel pomeriggio di quel 5 febbraio, nel “salottino” del convento, erano presenti: P. Stellini, P. Bernardino, il Sindaco Gabriele Matraia, la professoressa Leonilda Rondina, l’avvocato Vasco Motroni, Alfredo Malgari e Alvaro Carlotti che, insieme al Governatore, rappresentavano la Misericordia.

Appena il P. Stellini comunicò l’irrinunciabile decisione di chiusura del convento, il Carlotti e il sottoscritto chiesero la parola esponendo ai presenti lo studio che, nei mesi precedenti, avevamo fatto.

Stellini, dopo averci ascoltato disse: “questa è la più bella destinazione che il convento di S. Francesco potesse avere”.

Così si concretizzò in quella piovosa giornata, con quella frase, la possibilità di realizzare il Centro Accoglienza Anziani della Misericordia. Durante la riunione, che si teneva nel “salottino” del convento, che si affaccia sul chiostro, molta gente transitava lungo via Roma, in processione, per accompagnare al cimitero una persona da tutti conosciuta e stimata che ci aveva lasciato, il Maestro Carlo Giannotti; forse, mentre illustravamo la nostra proposta al Provinciale, tanta gente, camminando e pregando pensava e si augurava che lì, in quell’antico grande complesso, nascesse la “casa per poveri vecchi”.

Copertina di un opuscolo del Centro Accoglienza Anziani
Copertina di un opuscolo del
Centro Accoglienza Anziani

Dopo quell’incontro la questione non poté essere tenuta riservata; il Proposto e Correttore don Emilio Petretti fu informato della cosa già mentre rientrava dal Cimitero, al termine del funerale. Non era stato messo a conoscenza della questione perché sapevamo che altri conventi francescani, che venivamo chiusi contemporaneamente a quello di Borgo (Camaiore e Castelnuovo Garfagnana) stavano per essere consegnati alla Diocesi e non volevamo aprire, prematuramente, alternative circa l’affidamento dell’immobile. La Fraternita di Misericordia era chiamata a prendere una decisione davvero storica, oltreché coraggiosa fuori misura.

Erano anni, tra l’altro, in cui la teoria che tutto fosse gestito dal “pubblico” trovava ancora consensi quasi corali e la decisione, pertanto, poteva apparire “controcorrente”.

Il Magistrato fu riunito già il 9 febbraio 1981 ed erano presenti: Gabriele Brunini (governatore), Alvaro Carlotti (vice governatore), Nemi Micheli (tesoriere), Elisa Micheli (segretaria), Alfredo Malgari, Giuseppe Ricciarelli, Marcello Martini, il Correttore Don Emilio Petretti, Don Raffaello Orsetti, Parroco di S. Rocco e consigliere della Fraternita, Settimo Gaggini, Pietro Gambogi, Giampiero Menchini, Oreste Tomei, Giacomo Amaducci, Lorenzo Tommaso Amidei, Francesco Ansaldo, Loriano Tonarelli, Licio Pizzaia, Lido Bacci e Guglielmo Cecchi.

Il Magistrato decise favorevolmente, all’unanimità, incaricando il Governatore di prendere tutti i necessari contatti per addivenire alla disponibilità del convento.

Non mancarono certo piccole e talvolta meschine contrarietà che, grazie a Dio, furono subito tacitate dal corale favore delle popolazioni.

Quasi tutti i consiglieri si impegnarono, in prima persona, in un’opera di sensibilizzazione e di propaganda in tutte le frazioni del Comune. Vorrei ricordare per tutti, uno dei più attivi, Lorenzo Tommaso Amidei che, purtroppo, non vide l’attesa inaugurazione del Centro; il 7 dicembre 1981 cadde da un tetto in via Umberto e fu inutilmente soccorso dalla “sua” Misericordia.

Si arrivò finalmente al contratto di comodato, sofferto e discusso all’interno della Fraternita e con l’economo della Provincia Toscana, che era il Padre Camillo Bensi.

Il resto è storia recente, recentissima, attuale, conosciuta. Come l’inaugurazione solenne e commovente avvenuta il 23 gennaio 1983; come le difficoltà quotidiane nel condurre i lavori; i debiti contratti, che gli amministratori succedutisi: da Nemi Micheli a Reno Bruni, da Gabriele Bertolacci a Michele Provini e oggi, Pierluigi Luvisi, hanno dovuto affrontare e affrontano; i lavori che vanno avanti con l’aiuto di tanti benefattori generosi e sicuramente con l’aiuto della Provvidenza, in cui sempre abbiamo creduto. I primi ospiti; e poi ancora i lavori, i debiti, le difficoltà, la gestione complessa e complicata.

Persone capaci si sono alternate nell’impegno non facile, come i Vice Governatori Alvaro Carlotti e Luca Basili, l’economo volontario Alessandro Brunini, prezioso organizzatore e tanti membri del Magistrato.

La storia della realizzazione è fatta di tanti gesti generosi, grandi e significativi, come quelli della maestra Giuliana Carrara, della professoressa Maria Caterina Giovannini, del pittore Quintilio Cerù e di magnifici aiuti che sono ricordati, tutti, sui muri del Centro.

I fatti lieti e tristi dei nostri paesi rivivono in quelle antiche mura del convento che i borghigiani, sempre generosi, costruirono per i seguaci di San Francesco di Assisi e che i francescani hanno riconsegnato ai borghigiani perché, come era importante, lì si continuasse ad esercitare la carità.

Il cammino prosegue per rendere il Centro Accoglienza Anziani della Misericordia di Borgo a Mozzano, patrimonio di tutti, sempre più bello.

Concludevo il testo, scritto nel novembre del 1990, con un commento:

P.S.: “in questo pezzo abbiamo inteso raccontare i fatti che hanno permesso alla Misericordia di ottenere il convento. Se in queste righe c’è troppo sentimento perdonateci, ma… senza sentimento, queste cose non si fanno”.

Il giorno della cerimonia inaugurale del Centro Accoglienza Anziani, il 23 gennaio 1983, fu davvero una festa memorabile per Borgo a Mozzano, con il lungo corteo che partì dal piazzale della scuola media accompagnato dalla Banda Musicale di Benabbio; davanti al Municipio attendevano le autorità, che entrarono nel corteo, che raggiunse il convento transitando in via Roma e lungo via S. Francesco.

Nella chiesa ci fu la solenne concelebrazione presieduta dall’Arcivescovo di Lucca Giuliano Agresti. I discorsi ufficiali furono tenuti nel chiostro, in una freddissima ma splendida giornata di sole, con gli interventi dal Sindaco Gabriele Matraia, del Presidente Nazionale delle Misericordie Alfredo Merlini e del Governatore della Misericordia. Al termine fu scoperta, sotto il loggiato antistante la chiesa, una lapide in marmo a ricordo della importante data.

Il ricordo dell'apertura del Centro
Il ricordo dell’apertura del Centro