Il fortunato ritrovamento dell’immagine di Padre Giuseppe

Quando nello scorrere i documenti alla ricerca dei “frati della nostra terra” incontrai questo frate borghigiano “importante”, morto nel 1904, ne fui incuriosito e cercai ogni possibile notizia su di lui, scorrendo anche lo “stato delle famiglie” che si conserva nell’Ufficio Anagrafe del Comune; ma non avrei mai pensato, né sperato di trovare un’ immagine di Padre Giuseppe.

In una giornata di fine agosto 2013 mi sono recato a palazzo Pellegrini per incontrare Enrico e Mario Marchi, discendenti ed eredi di quel nobile ed importante casato, a cui avevo chiesto di verificare l’esistenza di un libretto con degli interessanti “schizzi” degli stemmi dipinti sulle “lunette” del chiostro, realizzati da Francesco Maria Pellegrini nel 1920. Dopo un cordiale colloquio e la disponibilità manifestata dai fratelli Marchi a cercare notizie del convento nel loro immenso archivio, attraversando il corridoio della casa dove sono esposti molti quadri dei loro austeri avi, ho notato un quadro con un disegno a carboncino che rappresentava un giovane frate che, con sicurezza ho definito “francescano”. Incuriosito da quella bella immagine, con il consenso dei Marchi, ho staccato il quadro dal muro e dietro, sulla vecchia tavoletta di legno c’era scritto: “Padre Giuseppe Cristofanini mio cugino” e la firma era quella di Francesco Maria Pellegrini, proprio l’autore del libro più volte citato sulla storia di Borgo a Mozzano e Pescaglia. Tutto quel giorno aveva giocato a favore di questo insperato ritrovamento, la “Fortuna” mi era venuta in soccorso.

Chiesi di poter prendere il quadro per riprodurne il bel disegno a carboncino per arricchire il capitolo del libro che era già scritto. Tornando a casa, senza perder tempo, tolsi i chiodi rugginosi dietro il quadro che reggevano la tavoletta di legno, accorgendomi che su di essa, in un angolo, era scritto a lapis: “ci sono anch’io”. Una volta aperto il quadro, sotto l’immagine a carboncino di Padre Giuseppe Cristofanini, giovanissimo frate, c’era un ritratto, sempre a carboncino, di profilo, di Francesco Maria Pellegrini, che si era lì nascosto, aspettando o sperando in un fortuito ritrovamento. Anche quell’immagine è pubblicata in questo libro alla pagina 29.