Maria Luisa di Borbone
A Lucca toccò a Maria Luisa di Borbone ristabilire “le cose della Chiesa” e, ove possibile, riaprire conventi e monasteri, dopo le devastazioni di ogni tipo, fisiche e morali. Gli storici dei frati minori fanno risalire questo al 1816.
Per quanto riguarda i Francescani, che sono al centro dell’interesse di questa pubblicazione, come ci dice Padre Giovannetti, la Sovrana “introdusse i Cappuccini a Villa Basilica, autorizzò i Riformati a tornare a Borgo a Mozzano e concesse S. Cerbone agli Osservanti”.
Dopo l’intervento “riparatore” di Maria Luisa di Borbone, si avrà una grande riconoscenza verso quel casato, da parte dei Francescani, che continuerà anche con i successori della nobildonna, la cui “reggia”, dopo la perdita del Ducato di Lucca, di quello di Parma e Piacenza e la costituzione del Regno d’Italia, si trovava nella Villa “Le Pianore” di Capezzano (nel Comune di Camaiore). Tra l’altro, del restauro di quell’immobile, si occuperà un borghigiano, l’architetto Domenico Martini che, della Casa Borbone Parma e del duca Roberto I, nipote di Maria Luisa, fu “architetto ufficiale” tra la fine del 1800 e i primi anni del secolo successivo, fino alla morte del duca stesso avvenuta proprio a Capezzano il 17 novembre 1907. Padre Pacifico Bigongiari, frate del convento del Borgo, conosceva personalmente il duca e nelle Memorie pubblicate in questo libro ci parla, con dovizia di particolari, del funerale del duca, che si svolse nella tenuta di Capezzano. Dal convento del Borgo partirono dieci frati e chierici per intervenire alle esequie che si tennero il giorno 20 novembre e Padre Bigongiari scrive che “vi era un corteo sterminato di frati, circa 40, venuti (oltreché dal Borgo) da S. Cerbone, da Pietrasanta, da Camaiore, da Buggiano…….e poi anche una diecina di preti, quasi tutti camaioresi”. Dallo stesso cronista si apprende che proprio il borghigiano architetto Martini aveva curato l’organizzazione del funerale “regale”.
Un documento ritrovato in convento ci fa sapere che “Sua Maestà l’Augustissima nostra Sovrana” autorizzò i Padri Riformati “ad abitare senza veruna corresponsione il Monastero detto di S. Francesco di codesto Comune, ed a rivestire l’abito Religioso”. Detto documento porta la data del 30 dicembre 1817.