Il complesso conventuale

Se esaminiamo il complesso conventuale attraverso la Monografia della dottoressa Toti Salvetti vediamo che gli edifici destinati alla vita dei frati nacquero inizialmente compatti, per formare, insieme al lato lungo della chiesa, il caratteristico quadrilatero, stretto intorno al chiostro e circondato dalla clausura.

In seguito, al nucleo centrale, si aggiunsero altri edifici, che si svilupparono seguendo le nascenti necessità, come per esempio i rialzamenti per i nuovi dormitori, l’edificio destinato a spezieria-infermeria inserito sul lato di ingresso o i vari edifici di servizio (stalle, capanne, falegnameria).

La Monografia suddivide gli ambienti, secondo la funzione svolta, in aree specialistiche o più brevemente in “zone”, nelle quali i vari ambienti erano collegati da motivi pratici, liturgici o di economia di spazio. In tutti i conventi Osservantini cinquecenteschi si ritrova una disposizione degli ambienti in linea di massima analoga, sia per quanto riguarda la sequenza, sia per la collocazione nel contesto conventuale. C’è da pensare che esistesse una sorta di progetto generale dell’Ordine committente che veniva adattato poi, sul posto, dai vari capimastri costruttori.

Simbolo francescano sull’ingresso della chiesa

Nell’interessante ricerca della Toti Salvetti vengono identificate:

– la “zona destinata al culto”, che comprende la chiesa e la cappellina di S. Elisabetta (che occupano interamente il lato est) e la sacrestia, primo ambiente del lato nord; a questa poteva essere collegata la sala del “capitolo” nella quale si riunivano ufficialmente i frati, che è contigua alla sacrestia;

– la “zona refettoriale”, che occupa il lato opposto alla chiesa e parte del lato di ingresso, composta dal refettorio, dalla canova, dalla cucina e da altri ambienti, come le cantine, il forno, ecc.;

– la “zona foresteria”, destinata agli ospiti, che era situata sul lato più esterno;

– ed infine la “zona dei dormitori” e dei porticati del piano primo e secondo, che si affacciavano sul quadrilatero del chiostro.

I nuovi sviluppi murari, successivi all’impianto originario, sempre secondo una valutazione globale del complesso svolta dalla Toti Salvetti, venivano ad individuare nuove aree specialistiche, come nel caso dell’edificio nato perpendicolarmente al lato di ingresso del convento, accanto alla loggia, costruito attorno al 1657, con la funzione di spezieria ed infermeria; oppure venivano ad aumentare lo spazio destinato ai dormitori, per l’aumento di religiosi, come nel caso degli edifici aggettanti a settentrione, verso Macea e Bandiera (la cui costruzione fu iniziata da Padre Lorenzo Campana, di Cerreto di Sotto, nel 1689) o nel caso del rialzamento del lato settentrionale del convento, avvenuto nei primi anni del 1700.