La cappella di S. Elisabetta

Le Cronache conventuali riferiscono che davanti alla chiesa sta una loggia a volta, contigua alla quale trovasi una cappella od oratorio detto di S. Elisabetta, regina d’Ungheria, Patrona del Terz’Ordine, fabbricata l’anno 1525, la cui lunghezza è di braccia 16 e di larghezza 9; mantenuta dapprima di tutto il necessario dalle sorelle del Terz’Ordine e, in seguito, dal convento. In questa cappella era l’iscrizione: “DOM – Vincentius Priscilla qui in hac Vicaria Burgi officium notariatus gereret obijt An. 1571”

(Traduzione: Vincenzo Priscilla, che si trovava in questa Vicaria di Borgo per esercitare la carica di notaio, morì nell’anno 1571)

L’Amonaci ci dice che la cappella di S. Elisabetta, in un primo tempo, era delimitata da una semplice cancellata lignea; la facciata attuale, in muratura, con il portale fiancheggiato da finestrelle, si deve ad un intervento settecentesco.

La Toti Salvetti informa che, inizialmente, accanto alla chiesa doveva solo esistere la cappella di S. Elisabetta, di piccole dimensioni e formata dal solo piano terra, come rivelano le pietre squadrate che costituivano il limite del suo spigolo esterno e che sono sempre visibili sul lato stonacato dell’edificio, sul retro del convento. In seguito, probabilmente nel 1559, l’edificio fu rialzato e fu costruita la libreria, delle stesse dimensioni ridotte dell’ambiente sottostante. Nel 1638, ci fu l’ampliamento, della cappellina e della libreria del primo piano, sotto il guardianato di Padre Raffaello da Colognora. Nella facciata è ancora visibile la pietra con la data (1638) a ricordo di quei lavori, che anche il Brandeglio menziona.

Risulta che su questa cappella ci fosse una sorta di “patronato” della famiglia Santini, che possedeva il grande palazzo che si affaccia su piazza S. Rocco a “Cerreto di Sotto”. La cosa è confermata da un contratto del 9 maggio 1871 con il quale Giuseppe Romanini e Giuseppe Moriconi, indicati come venditori, attribuirono diritti sulla cappella detta di S. Elisabetta al dottor Girolamo Santini ed al di lui fratello avvocato Santino Santini. Romanini e Moriconi erano i due frati che, come persone fisiche, intervenendo al pubblico incanto, avevano acquistato il convento dal Demanio dello Stato il 27 luglio 1870, dopo la soppressione e la confisca del 1866 da parte del Regno d’Italia. Di questo si parla diffusamente a pag. 150 di questo libro.

La famiglia Santini, almeno nel suo ramo borghigiano, si è estinta con la morte della signora Vittoria, che ho conosciuto personalmente. I suoi eredi Calistri-Cataldo hanno venduto parte del grande palazzo al Comune di Borgo a Mozzano, che sta realizzando in esso la biblioteca e l’archivio comunale.

Nel 1967, come diremo in seguito, la cappella fu letteralmente distrutta per ricavarne una sala riunioni affittata poi alle ACLI per corsi di formazione.