Episodi meritevoli di essere ricordati

Quello che emerge, dalla lettura di queste Memorie è un sostanziale distacco dei frati dalla vita della comunità. Tra le mura del convento sacerdoti e laici vivono con i propri ritmi, con le proprie abitudini, in una sorta di autosufficienza che prescinde dal tempo. I frati fanno un gran servizio ai paesi, alle parrocchie, ai preti; curano le funzioni religiose, confessano, pregano, ma poi tornano nel loro antico “maniero”, nella loro clausura. Il contatto con la gente avviene nella Chiesa, per le grandi ricorrenze francescane (il Perdono, San Francesco, Santa Elisabetta, S. Antonio, l’Immacolata… ). L’accesso al chiostro o al refettorio è limitato a pochi notabili del paese, come i medici, l’avvocato, il farmacista, a selezionati cantori o musici e ai preti, con i quali non sempre i rapporti sono idilliaci. Così, nei quattro anni, sono davvero poche le notizie che ci arrivano sulla vita del paese o dei paesi con cui i frati, nelle tante gite, hanno relazioni; di queste proverò a dare un rapido resoconto, citando anche fatti di poco conto, come quando viene tagliato un pioppo bello grosso alla storta della nostra via presso il lavatoio. Ora si sta segando e ci vengono belle tavole; era il 18 febbraio 1905

Nelle Memorie si parla della presenza e dei passaggi al convento di diversi francescani della nostra terra, di cui ho scritto diffusamente in un apposito capitolo. Si apprendono i dettagli della morte di padre Giuseppe Cristofanini, avvenuta il 25 agosto 1904 e di Padre Aurelio Luvisi di Diecimo, avvenuta il 26 novembre 1908 e si ha notizia della concomitante presenza di due frati di Oneta, i padri Antonino Micheli e Francesco Pellegrini.

Siamo in tempi di grandi contrasti sociali e politici che attraversano tutta l’Italia. Ai primi di marzo 1905 p. Pacifico scrive che, in quei giorni, nelle Ferrovie v’è l’ostruzionismo che sta alterando tutti gli orari, in modo che in generale si deplora un gran ritardo dei viaggiatori e delle merci.

Il 17 aprile nuova notizia che riguarda le Ferrovie, essendo il treno il mezzo con cui i frati si muovono abitualmente: non è arrivato il treno delle 10. Si teme lo sciopero dei ferrovieri. Alle ore 2 e mezzo pomeridiane però è arrivato il treno portato dai Carabinieri.

24 giugno 1905 col telefono del Sig. Gilles, padre Pacifico viene avvisato che nella mattina suo fratello Carlo, dopo aver ascoltato la Messa, nel ritornare a casa, è spirato. Il dolore della famiglia – scrive padre Bigongiari – è stato immenso, sia perché morto fuori casa e sia perché improvvisamente. Il pietoso Iddio gli abbia usato misericordia. Con il treno di mezzo giorno, sono partito per Quiesa, l’ambascia in che ho trovato la famiglia è indescrivibile.

17 luglio: sono partiti per la questua nel piano di Lucca i fratelli laici Pacifico, Salvatore e Celestino.

Il 28 agosto 1905 le Memorie riportano un episodio accaduto al Ponte di Calavorno: mentre stavano preparando bottiglie ripiene di materie esplosive per ammazzare i pesci, ne esplose una e ammazzò un uomo e ne ferì diversi, fra questi il dottor Acone, ferito gravemente al petto e agl’intestini.

Nell’occasione della festa della Madonna di Pompei – del 10 settembre 1905 – si è inaugurata la nuova campana (grossa) intitolata al SS. Crocifisso e all’Immacolata Concezione fatta fondere presso il Magni da Padre Onorato con elemosine trovate da pii benefattori.

Il 22 ottobre 1905 padre Pacifico scrive di aver avuto notizia della morte, al Cairo, di un suo amico carissimo padre Benvenuto Magnani di 43 anni, colpito da tubercolosi ossea.

Il 3 dicembre padre Bigongiari con il fratello padre Serafino vanno ad Orbicciano, partendo con il treno di mezzogiorno, per la festa di San Francesco Saverio, a cui tengono molto.

Il 2 febbraio si è vestito al convento fra’ Salvatore Meschi di Aquilea e il giorno 4 entra, con l’intenzione di vestirsi in qualità di laico, il giovinetto Giuseppe Angeli di Narciso di Fondagno.

Le finanze non vanno troppo bene e il 27 aprile 1906 il padre guardiano è costretto a prendere un prestito, per far fronte alle spese del convento, da Isidoro Barsi. La somma è di 300 lire da restituirsi più presto possibile.

La Fede non fa accettare al Nostro frate di sentir bestemmiare il nome di Dio, ma passando per il paese accade e il Nostro scrive: Iddio provvido non ci abbandoni, non badi a quella bestemmia iniqua che sentì in questi giorni. Quell’uomo nefando che la proferì meritava di essere messo a pezzi. Ma Iddio tollera!

Il 21 luglio 1906, alle ore 11 circa – scrive nelle Memorie padre Pacifico – è caduto in un burrone, lungo la via di Oneta il genitore di Padre Antonino Micheli di Oneta e verso le 4 pomeridiane è morto. È stata una morte straziante per un povero figlio, appena respirava quand’è giunto – non ha udito l’ultima parola. Il babbo di padre Antonino, Mansueto Micheli, aveva 72 anni, viveva ad Oneta in Via del Greppo e faceva il mugnaio di professione.

Il 23 gennaio 1907 padre Pacifico, insieme al fratello padre Serafino, si reca ad Orbicciano da un altro fratello, Cesare, che sta abbastanza male; c’è da sperare poco. Pazienza e rassegnazione alla volontà di Iddio. Il giorno 15 marzo Cesare muore; era fattore di Villa Spada a Orbicciano. Aveva 58 anni – scrive il Nostro nelle Memorie – 8 anni meno di me. Era di principi sanissimi, di condotta esemplarissima, e all’occorrenza senza rispetti umani, difendeva la Religione e la giustizia. La sua malattia era idropisia. Iddio pietoso lo ammetta al riposo eterno.

Il 13 febbraio 1907 si svolge il funerale della fu Elisabetta Cristofanini, sorella maggiore del M° Giacomo Cristofanini.

L’8 marzo due dottori fanno un intervento al convento su di un chierico ammalato, fra’ Corrado. I dottori Acone e Giovannini gli estraggono acqua dal polmone, v’è uscito un mezzo fiasco d’acqua.

Il 19 muore anche un laico – terziario francescano, che viveva al convento – Fra Angelo Pacini da Lucchio che aveva 50 anni. Malattia di etisia. Era il sarto del convento; perduto lui, scrive padre Pacifico andando al pratico, siamo restati affatto senza chi ci dia un punto ai nostri panni. Requiscat in pace.

Il 3 maggio 1907 padre Pacifico scrive: è ritornato da Roma Mons. Arcivescovo Lorenzelli, elevato a cardinale. Ha avuto una bella accoglienza.

Da notare che il Consigliere provinciale e Sindaco di Borgo a Mozzano Pietro Pellegrini aveva presentato addirittura una interrogazione alla Provincia per contestare l’adesione di quell’Ente ai festeggiamenti per l’Arcivescovo di Lucca diventato Cardinale di Santa Romana Chiesa. Davvero un’overdose di anticlericalismo

Il 5 luglio, al venerdì sera – annota il Nostro nelle Memorie – vi fu uno sciopero generale alla fabbrica del Piaggione.

L’8 luglio 1907 arriva, come Padre Visitatore, il Provinciale di Genova, P. Anselmo Centi. Egli, scrive Padre Pacifico, è stato contentissimo di noi in modo da asserire che ha trovato questo convento in pace e nell’osservanza più che qualunque altro convento. Un onore !

Il 6 agosto 1907 si inaugura il “paliotto” all’altare di S. Antonio colla pittura del Santo, opera di un signore inglese amico del P. Candido Barsotti di Corsanico. Il signore inglese abitava nella Villa Simoncini presso Massa Pisana. Fu un regalo del signore inglese e di sua moglie.

A settembre si costruisce il gallinaio, recintando con rete tutto il bosco.

Al convento giunge la notizia che la sera del 30 settembre verso le 8 un fulmine ha colpito il campanile, chiesa e canonica di Fondagno, che fece immensi guasti. Il Rettore e famiglia furono salvi per miracolo. Il Signore sostenga tutti.

Il 18 ottobre muore Gio. Domenico Marraccini fu Lorenzo di Maggiano, vecchio garzone del convento in età di 82 anni. Scrive il Nostro: colpito da apoplessia. Era buono, fidato, affezionato a noi e nemico di comparire e far figura.

Il 5 febbraio 1908 scrive p. Pacifico: si vede venir su la nuova casa del Mariani in piazza della Stazione.

Nella sua nuova cella, ora che non è più guardiano, padre Pacifico incatena corone, prepara i Vangeli, “discorsivi” per le Monache, studia le prediche che deve fare a S. Giusto di Brancoli. È una vita più tranquilla, che gli piace e dice: sia ringraziato Iddio!

Il 9 marzo 1908 il nostro scrive: sono principiati i lavori per l’impianto della luce elettrica. E dopo tre giorni la luce elettrica viene messa anche nella camera di padre Pacifico. Il 30 marzo padre Bigongiari scrive: è stata fatta la prova della luce elettrica che ha corrisposto a meraviglia. In questo momento a ore 9,21 di notte io scrivo queste righe col beneficio di detta luce che mi esilara tutto.

L’impianto della luce è completato ed è costato £. 550,60 e padre Bigongiari scrive: ci arriva in tre correnti dalla fabbrica - Filatura di Cotone della ditta Cantoni, avuta in grazia della gentilezza del Sig. Vittorio Gilles, padrone un tempo della detta fabbrica.

Una annotazione del 1 settembre 1909 ci fa sapere che la luce è stata riaccesa dopo 4 mesi di sospensione a causa delle tariffe troppo alte…

Ai primi di settembre arriva al convento un prete francese, Francesco Marin; si dice che voglia rimettersi frate. Ma ad ottobre riparte per la Francia non avendo trovato, dopo aver girato tanto per l’Italia, un convento confacente; Padre Bigongiari commenta: non ha saputo dove posare il piede, per cui ha fatto come la colomba dell’Arca…

Il 23 agosto 1908 si svolge il festone del SS. Crocifisso, preceduto da un triduo. Piove e c’è preoccupazione per la grande processione. Iddio abbia misericordia dei borghigiani – scrive padre Pacifico – che hanno incontrato molte spese. Per grazia di Dio la serata si fece magnifica e la processione si svolge con devozione per strade pulitissime, passando sopra il ponte del diavolo. All’una di notte furono incendiati i fuochi artificiali che riuscirono splendidi. Tutto il paese e colline furono illuminati.

L’8 dicembre 1908 si concludono i lavori di restauro della chiesa del convento, che viene riaperta al culto. La volta è stata interamente affrescata dal pittore Vincenzo Coccia che, sull’arco maggiore, ha realizzato le statue finte di San Iacopo e San Rocco, i protettori delle due parrocchie del Borgo. Il pittore – scrive padre Bigongiari – ha ricevuto molti applausi e ben meritati. È stato rifatto anche il pavimento della chiesa e della sacrestia, con mattonelle di cimento prese a Pisa; è stato murato dal capo mastro muratore Salvatore Mariani e figli, insieme al muratore Cavallari; ed è riuscito bene. Sono state fatte anche le banche nuove, opera di un legnaiolo di Oneta (Maurizio Micheli). La inverniciatura degli altari di legno, dei confessionari ed altro da un certo Gigino (Luigi Quilici) falegname del Borgo. La spesa totale è stata di £. 1.600 circa che il P. Giacomo Cecchini guardiano si è occupato di trovare in limosine. La festa è discreta, si canta la Messa a due voci di Haller. Al refettorio, oltre ai parroci, i frati hanno come ospite l’onorevole Francesco Croce, deputato e il Cav. Gilles con il nipote Vittorino. Mancava il capo mastro Salvatore Mariani, che era morto il giorno 6 dicembre per bronco polmonite fulminante.

Il 28 o 29 febbraio 1909 muore don Raimondo Biagiotti, un sacerdote che viveva a Borgo a Mozzano ed ha avuto un ruolo importante nella nascita della locale Confraternita di Misericordia, di cui fu il primo cancelliere.

A fine maggio del 1909 le Memorie riportano che è avvenuto un incendio imponente alla Fabbrica Croce al Piaggione; dicesi che vi sia un danno enorme di circa un miglione. Era assicurata e per questo il danno verrà rimborsato. Il danno maggiore sarà per i poveri operai e operaie che per parecchio tempo saranno senza lavoro. Ignorasi la causa dell’incendio.

A fine agosto le Memorie riportano che un fulmine scoppiò sul campanile e chiesa di Gello uccidendo due donne e ferendone una trentina; poco mancò che non morisse stiacciato da un merlo del campanile caduto nella canonica il parroco, da tempo paralizzato.

Nel gennaio 1910 padre Pacifico ci informa di una tragedia avvenuta in casa di Angelina vedova Lombardi. La sua figlia maggiore, maritata Casali, è impazzita, quasi furiosa da doverla portare al manicomio; poi è impazzita la stessa Angelina madre, ma per ora è sempre in casa sotto vigilanza. La causa di ciò pare che sia lo sbilancio finanziario di casa Lombardi, e alcune questioni tra madre e figlia. È un dolore – aggiunge padre Pacifico – entrare in casa Lombardi e vedere l’afflizione delle altre giovinette figlie. L’Angelina Lombardi ha commercio di pane e pasta e altri generi. Il figlio maschio, son pochi giorni, partito per l’America. È stata una provvidenza, sarebbe morto di dolore. Il 27 maggio torna sull’argomento scrivendo nelle Memorie che si è buttata da una finestra la disgraziata Angelina Lombardi vedova del fu Paolino. La cagione è stata una forte fissazione. Il male non si può misurare. La famiglia, composta di 4 figlie giovanette e bimbe è nella massima costernazione e dolore.

Il 9 giugno 1910 scrive padre Pacifico fu riaperta al culto la nostra chiesa di S. Francesco in Lucca. Vi è stata festa per diversi giorni. Tutta Lucca ha applaudito.

Il 1° luglio 1910, finalmente, dalla sua finestra che domina piazza della Stazione, vede conclusi i lavori di costruzione della casa della famiglia Mariani, sul lato destro della piazza: è una bella e grande casa.

L’11 luglio 1910 il padre Pacifico si lascia andare ad uno dei pochissimi commenti “politici” delle sue Memorie, quando scrive: ieri vi fu la votazione per i consiglieri municipali scaduti, e vinse trionfalmente la lista appoggiata da noi, così anche quella dei consiglieri provinciali.

A fine luglio si celebra il Capitolo nel convento di Lucca, viene confermato Provinciale il Padre Damiano Berti e Definitori tutti gli ex Osservanti meno uno. Il guardiano del Borgo, Padre Giacomo Cecchini che tanti lavori ha promosso e fatto in prima persona, viene messo di famiglia a Buggiano. Il nuovo guardiano è P. Bernardino Guerrini, che arriva al Borgo il 12 agosto 1910.

Ai primi di novembre 1910, di notte, scoppiò un fulmine nella chiesina della Madonna dei Ferri. Vi ha fatto un po’ di danno, massime al campanilino.

Il giorno 3 novembre, le Memorie ci dicono, che è stata tirata una bomba nel cortile di Pietro Evangelisti ma non gli fece danno, perché vide il fumo della miccia e fece in tempo a ritirarsi. La casa è quella che si trova, oggi, all’inizio di via della Repubblica a Borgo a Mozzano, sulla sinistra, di proprietà Citti, casa che aveva una grande terrazza scoperta, al cui posto è stata costruita l’abitazione della famiglia Venturi.

Il giorno 17 dicembre padre Pacifico si reca all’Ospedale di Lucca per visitare l’avvocato Giuseppe Giovannini di Corsagna, personaggio molto in vista della comunità borghigiana, che ha rivestito tante cariche pubbliche, esponente di spicco del mondo cattolico, buon amico e benefattore del convento. I medici però impediscono le visite per non creargli impressioni che sarebbero sfavorevoli alla sua malattia (bronco polmonite).

I fatti degni di nota cessano con questo appunto: con la ricostituzione delle Province dell’Ordine e la separazione degli ex Osservanti e degli ex Riformati per padre Pacifico Bigongiari si profila un’altra destinazione e riesce a tornare a Viareggio, dove muore il 18 aprile 1917.

La MAdonnina e il viale della Via Crucis
La MAdonnina e il viale della Via Crucis