Le gite

Con il termine “gita” padre Pacifico indica i servizi e i viaggi fatti nei vari paesi del circondario del Borgo, dove i Frati venivano chiamati per le funzioni religiose, per le confessioni o per le sostituzioni di parroci assenti.

All’inizio del ‘900 anche i viaggi che compivano i confratelli della Misericordia per accompagnare gli ammalati all’ospedale con la lettiga su due ruote trainata a mano venivano definiti nello Statuto “gite”, che stava quindi a significare “viaggio” o “servizio”.

In quegli anni ogni paese, anche il più piccolo, aveva il proprio parroco, che mai lasciava la comunità senza farsi sostituire; e così accade che quando il Rettore di Cune va a passare i bagni a Viareggio, nell’estate del 1906, p. Pacifico soggiorna a Cune per tutta la settimana.

Ma veniamo ai resoconti delle “gite”.

Come abbiamo visto padre Pacifico Bigongiari arriva al Borgo il 9 agosto 1904, con l’incarico di guardiano e suo fratello, il padre Serafino Bigongiari, arriva il giorno 17 dello stesso mese. La prima gita, p. Pacifico la fa a Chifenti il 28 agosto per la celebrazione di una S. Messa.

Il 1° novembre è la festa di Ognissanti e quella mattina al convento si celebra una Messa piana perché tutti i frati sono fuori per servizi nelle parrocchie.

Il 19 gennaio 1905 le Memorie riportano di una gita di ben 12 frati alla Cune per un “mortorio”; il guardiano non vi partecipa, ma annota: sono tornati contenti per il buon trattamento di quel parroco; e sulla gente di Cune fa un commento: gente di cuore più di quel che presenta. Sono giornate molto fredde e il viaggio i frati lo hanno fatto a piedi lungo la mulattiera che passa da Oneta.

La chiesa di Oneta in un disegno del 1850
La chiesa di Oneta in un disegno del 1850

Il 1 marzo tocca al guardiano salire alla Rocca con un’acqua continua. Le vie fungevano anche da rio. Arrivai assai bagnato; ma l’accoglienza buona e gentile che vi trovai mi compensò di ogni disagio.

Il 19 dello stesso mese sale alla Cune per un funerale e ancora una volta, nelle Memorie, si lamenta per il viaggio fatto a piedi nel quale spende tutte le forze, più nello scendere che nel salire, essendochè il peso della persona gravava tutto sulle gambe, in modo che le ginocchia quasi più non reggevano. Ancora una volta elogia la Cune: il Parroco fu gentilissimo nello accogliermi, così pure le donne. Nel fare certe gite – aggiunge – mi consolo, perché dopo lo strapazzo viene il conforto nel gentile ricevimento che si trova.

Il 25 marzo, sale a Castello di Val di Roggio, andando in treno fino a Diecimo. Un brutto viaggio per la pioggia e per la notte che lo coglie sulla via del ritorno, quando venne l’oscuro e la grandine per quella via sassosa. Fortunatamente è prevista una sosta a casa dei signori Pasquini, in fondo alla strada, dove trova tutti i comodi possibili e immaginabili. Dopo la cena arriva alla Tana per partire con il postale alla volta di Pescaglia dove, il giorno successivo, sale per due volte al Santuario della Madonna delle Solca, che definisce un bel santuario. Un commento, questa volta, lo fa sul paese di Pescaglia che, per essere Comune, non presenta nulla di particolare, è come un qualunque paese di montagna.

Val di Roggio
Val di Roggio

Il 16 aprile è la domenica delle Palme e il guardiano funziona da diacono in Borgo. Il Giovedì Santo fa il confessore a S. Rocco, mentre padre Antonino (di Oneta) va a Cerreto e padre Luigi, che è venuto per la Settimana Santa dal convento di Soliera (MS) confessa a Chifenti.

Il commento delle Memorie sulle confessioni della Settimana Santa è che sono state poche, ma il sabato santo, al convento, c’è pieno di uomini e di donne; così anche padre Pacifico è costretto ad entrare nel confessionale prima di salire a Vetriano per la Veglia Pasquale, con una serata cattiva d’acqua.

A Vetraio rimane tre giorni e il suo commento è che: mai in occasione della Pasqua mi sono trovato così bene, come quest’anno, sia per la fatica, sia per il trattamento.

Il 28 maggio 1905 il guardiano si reca a Gioviano nella casa di Benedetto Barsanti per la festa della Madonna nell’Oratorio, assai distante, di San Bartolomeo.

Il 4 giugno va a S. Romano; è un viaggio lungo a piedi, ma il commento è di una gita piacevole, sia per la bontà e cortesia del Parroco, don Placido Bernardini, sia per la semplicità e rispetto dei paesani; sia perché l’occhio ammirava gli immensi scogli della Turrite e spaziava per lontani paesi e montagne.

Il 22 ottobre 1905 celebra una Messa alla Pieve vecchia (di Cerreto), mentre il fratello Serafino va al Piaggione e poi entrambi, con il treno, partono per Quiesa, loro paese di origine, per prendersi un po’ di svago.

Il 3 novembre va a piedi a Ponte a Serraglio con 4 chierici, per confessare e cantare Messa per un anniversario della famiglia Morganti.

Il 2 dicembre sale alle Capanne di Vitiana con strade pessime… orrende; ma fortunatamente non pioveva.

Panorama di Gioviano
Panorama di Gioviano

La notte di Natale del 1905 il padre Francesco Pellegrini (di Oneta) si reca da Terzone di Gioviano per la Messa di mezzanotte, ma tornando indietro cade, riportando una sforzatura al piede, tanto che dovette essere portato in legno (barella) al convento. Più che alla sforzatura del piede di Padre Francesco il guardiano è infastidito perché siamo vicini a Capodanno, quando gli impegni sono molti e vorrebbe tutti i frati efficienti; per questo il commento alla caduta è: sempre impicci !

L’ultimo giorno dell’anno 1905 il guardiano si reca, come al solito, a Valdottavo. Il Pievano lo manda a prendere al Piaggione, dove arriva con il treno. A Valdottavo la fatica delle confessioni non è stata grande come si aspettava.

Il 1 gennaio 1906 va a Dezza per recitare un discorso sul nome di Gesù; erano 18 anni, dice padre Pacifico, che non montavo su un pulpito.

Il giorno dell’Epifania lo passa ad Anchiano dove arriva la sera prima; il giudizio è di una gita non pesa. Si alza alle 7, alle 8 dice Messa, confessa fino alle 10, il desinare è a modino. Il problema è il ritorno, con una pioggia fitta che gli bagna tutto il mantello.

La domenica 7 gennaio è nella chiesa parrocchiale di Corsena a Bagni di Lucca per erigere la “Via Crucis”. Con quel Parroco fa una funzione ben regolata e p. Pacifico rimane contento di lui.

Il 7 gennaio 1906 le Memorie ci ricordano che si è principiato a celebrare nella Chiesa nuova del Piaggione; il primo che ci va è p. Antonino Micheli.

Sabato 13 gennaio è una tragedia. Il guardiano deve andare a prendere il treno per Diecimo, dovendosi recare a Vetriano. Prima vuol passare dall’osteria di Bacciano a bere un “cordiale” e decide di scendere la piccola scala di sasso dietro l’osteria, ma fatti pochi scalini cade sul lastricato di sassi in modo che dovevo essere morto Non feci in tempo a difendermi colle mani perché tenevo l’ombrello ed il breviario ed il mantello tirato sulla spalla. Caddi proprio come un sacco; picchiai così forte la testa sui sassi che mi parve si fosse spezzata; e sarebbe stato così se non avevo il cappuccio ed il berrettino in capo. Padre Pacifico, comunque riesce ad alzarsi e va lo stesso a Vetriano; per la strada non fa che ringraziare Iddio e la Madonna che mi avevano salvato da un gran pericolo. A Vetriano si trattiene anche il giorno 14 per una festa ordinata ad Olinto Giusti da un’Americana sua nepote. È pieno di dolori per la caduta, ma spera nel Signore che mortifica e vivifica.

L’11 febbraio è al Piaggione per erigere la “Via Crucis” nella nuova chiesa, mentre il padre Serafino va a predicare a Gello.

Il 18 dello stesso mese va alla Pieve di Controne per sostituire il Parroco assente; la salita la fa con una brava e buona cavalla e lassù fa la spiegazione del Vangelo e tutte le altre funzioni, compreso tre battesimi; il commento: rimasi contentissimo di tutti.

Il 22 febbraio è il giovedì grasso e la vigilia va a Valdottavo con il treno delle 5 pomeridiane; le confessioni non sono molte.

Il Santuario della Madonna delle Solca
Il Santuario della Madonna delle Solca
Il "ponte pari"
Il “ponte pari”

Il 14 marzo si reca a piedi ad Anchiano a celebrare, insieme a p. Antonino Micheli, è una mattinata fredda assai, soffiando un vento di tramontana, massime sul ponte pari.

Il 18 marzo 1906, come l’anno precedente, torna a Pescaglia per la festa della Madonna delle Solca; fortunatamente è una bellissima giornata e le confessioni sono tante; il problema è che confessa tanto essendo digiuno; meglio sarebbe ascoltare i peccati “a pancia piena”.

Scendendo da Pescaglia si ferma a Convalle, dove il prete è vecchio e malato, per la festa di S. Giuseppe. Si ferma a dormire ed al mattino successivo già alle sei è in confessorio, dove sta fino alle dieci, alle 11 celebra la Messa e, finalmente, un desinare discreto e ben fatto. Alle 14 una processione fino quasi alle falde del Lucese. Ma quando si fatica con pace, la fatica non si sente.

Il giorno successivo rientra al convento con il “postale” delle 11 fino a Diecimo e poi a piedi fino al Borgo.

Ancora lo ritroviamo a Castello di Villa a Roggio con il consueto soggiorno a casa Pasquini; poi a Monti di Villa, dove c’è un buon popolo e un ottimo parroco; ad Anchiano, in una mattinata bellissima, accompagnato dal canto degli usignoli; a Ponte a Serraglio per il Corpus Domini, di pomeriggio, dopo averlo fatto al mattino in S. Iacopo al Borgo; a Cerreto per S. Giovanni (Messa al mattino e Vespro al pomeriggio).

Dal convento del Borgo i frati vanno anche a Boveglio, paese arduo quasi inaccessibile agli alpinisti. Ma uno dei frati, padre Giovanni, ci va volentieri, più che ad Anchiano o Chifenti, paesi in piano.

Il 30 giugno 1906 parte per Cardoso, in vettura apposita; in Turrite Cava è pronta una cavalcatura; appena arrivato entra in confessionario e, dalle 5 e mezzo, confessa fino alle 23,20, con appena il tempo di cenare; va a letto all’una meno venti ed alle 4 c’è la sveglia; ed entrato di nuovo in confessionario ci sta fino verso le ore 8. Sono orari davvero impossibili per la mentalità di oggi.

Il 1 luglio scende in Turrite Cava e cavalcando un miccino sale a S. Romano. Il commento di p. Bigongiari è il seguente: mi pare di aver fatto assai nella mia età di anni 66.

Finalmente il 2 luglio è di nuovo al convento, a mezzo giorno preciso per il pasto nel refettorio.

Tra fine luglio e primi di agosto 1906 va a Cune per sostituire il Parroco che è ai bagni in Versilia. Nei giorni feriali non ha faccende, ma la domenica rimette il tempo: confessioni, processioni dalla Madonnina di sotto il paese a quella di sopra, Messa cantata, Vangelo, Dottrina, Catechismo, Vespro, Rosario, poi cena e finalmente riposo a piacimento. A Cune, scrive nelle Memorie, ho passato giorni assai lieti in quella Parrocchia, benvoluto da quel popolo e trattato con ogni buon garbo dalla Bartolomea e dall’altra donna. A me nulla importa di star fuori! Amo anzi il mio convento che ormai mi sono scelto come mia dimora, ma quando mi trovo fuori, con motivi buoni non condannati né dalla legge di Dio, né dalla Regola, vi sto volentieri, perché d’ordinario si è trattati bene e con un letto che ci si dorme d’incanto.

Il 15 agosto sale a Benabbio, dove torna dopo 19 anni.

La domenica 19 agosto è a Dezza e poi prende il treno a Diecimo, scende al Piaggione e sale a S. Giusto di Brancoli e ci sta tutta la settimana. Vi ho dimorato – scrive nelle Memorie – con grande piacere, servito di tutto punto dalla sorella del Sig. Rettore (assente). Era bello passare i momenti del desinare e della cena tutti insieme, rallegrati dai bambini della sopradetta. Però non vi è rosa senza spina; venerdì alle ore 11 fui chiamato per una ammalata a S. Lorenzo. La sera alle 6 vi ritornai; sceso quasi subito vi risalii con la Comunione. Credevo – scrive padre Pacifico – di essermi rovinato la salute, attesa la salita e il caldo cocente, e la mia pesezza ed età avanzata. Però Iddio lo aiuta e conclude l’appunto nelle Memorie con questo: per grazia del Signore mi sento benissimo, sicuro di poter mangiare con appetito i fichi col prosciutto.

Le gite continuano a Piano della Rocca, a Cerreto, ancora a S. Giusto di Brancoli, a Valdottavo, al Piaggione, ad Anchiano, fino a passare il Natale 1906 a Convalle.

Il 1907 comincia con un grandissimo freddo: l’aria cruda diacciava l’acqua e la neve caduta, per cui non era possibile trovare una vettura, non reggendo ritti i cavalli. Ma padre Pacifico è due giorni ad Anchiano, in luogo del Parroco, e riceve dalla sorella e dalla nepote di quello tutti i riguardi immaginabili.

Il 30 gennaio 1907 al mattino va a Piano della Rocca e la sera ad Anchiano; la strada era tutta diacciata, il freddo, per l’aria cruda, era immenso; le mie dita in fondo erano gelate; avevo i sandali ed ero scalzo. Pure, per grazia di Dio, non ho preso il minimo raffreddore e la mia voce si è mantenuta sempre chiara.

Il 1 aprile, alle ore 10, il Nostro parte per Cune. Ma il viaggio sul miccino non è dei migliori: sotto Catureglio veniva di sopra un bimbo con un fagotto bianco ed un canino nero, ad un tratto il miccino si è fermato, ha dato un prillo ed ha preso la corsa per in giù in scesa. Io ho retto un poco, ma finalmente sono caduto; ma per grazia di Dio, non mi sono fatto niente…

Il 19 e 20 maggio troviamo p. Pacifico a Partigliano per la festa titolare e poi a Benabbio per la Prima Comunione e perfino a Mutigliano il 27 luglio, mentre un altro frate va a Torre, paese dove i frati andavano spesso per la questua.

Dopo il Capitolo del 31 luglio 1907 padre Pacifico Bigongiari non è più il guardiano del convento e il giorno 13 agosto cede le stanze guardianali al nuovo eletto, padre Giacomo Cecchini, ritirandosi alla cella n. 22: quanto è dolce – scrive nelle Memorie – vivere da suddito, godendo, per grazia di Dio, buona salute.

Il 2 settembre p. Bigongiari va a Vetriano con due chierici a cantare la Messa di S. Luigi.

Continuano i servizi nelle frazioni più vicine, in particolare Piano della Rocca, dove anche il 5 settembre 1907 si reca per fare l’uffizio ad un morto in America ed al Piaggione dove, nonostante la residenza di un sacerdote, tale don Vittorio Mariani, originario di Valdottavo, i frati continuano ad essere spesso presenti, essendo il loro servizio facilitato dalla comodità del treno e dalla possibilità di risiedere presso quella canonica, costruita, così come la chiesa, dal cotonificio.

L’8 settembre p. Bigongiari si trasferisce a Piaggione con il treno delle 11,39; il giorno 12 con il treno delle ore 6 dal Piaggione torna al convento ma, di nuovo con quello delle 11,39 riparte per Piaggione, dove rimane otto giorni, ben trattato e contento di tutti.

La stazione ferroviaria
La stazione ferroviaria

Nelle Memorie inserisce un commento: noi si servirebbero volentieri i paesi, perché ci avvicineremmo sempre di più ai parroci e ai popoli, ma disgraziatamente non possiamo, atteso il piccolo numero di sacerdoti che siamo. E proseguendo ci fa conoscere cose interessanti: che differenza di tempi! – scrive – quando io mi trovavo chierico in questo Convento – nel 1857-58-59 – vi erano circa 18 Sacerdoti, ed ora appena siamo 7. Come si fa…

La mancanza di frati lo angoscia assai: il 2 novembre – scrive – al Piano della Rocca è mancata la Messa. Ieri sera venne uno accompagnato da altri, a chiedere la Messa. Fu una cosa da intenerire! Pregò tanto, si mise perfino in ginocchio, ma non fu possibile di contentarlo, per cui partì sconsolato. Siamo troppo pochi!

Ancora nuovi viaggi a Chifenti ed al Piaggione, dove il 1 dicembre canta Messa per l’inaugurazione dell’altare maggiore.

Padre Pacifico conclude l’anno 1907 a S. Giusto di Brancoli, dove sale con una serata da sgomentare, arrivando lassù molto bagnato. Ma il commento è positivo: la gentilezza che vi ho trovato ha rimediato a tutto.

A S. Giusto torna anche a marzo 1908, per un triduo predicato, ma questa volta non resta contento, perché non vi viene gente e vedere una terza parte dei panconi vuota, massime contro il pulpito, scoraggia… fa perdere l’energia, e in quella chiesa non gioca neppure bene la voce. Non vi predicherei più.

Il 25 marzo p. Pacifico prende l’incarico di economo a Cerreto in attesa che sia nominato il nuovo parroco, mentre altri frati vanno alle Particelle per accompagnare a Corsagna il cadavere del prete Particelli, morto il giorno prima. I continui viaggi a Cerreto lo stancano (ha 68 anni) e poi, in quel paese, non si prova nessuna soddisfazione a farvi il Vangelo, perché non v’è gente. Però è stato nominato economo, deve mantenere la sua posizione e commenta: così nissuno dirà che sono un pelandrone. Il nuovo Pievano di Cerreto fa il suo ingresso il 5 aprile 1908.

Il 19 aprile è Pasqua e sale alla Cune, con un tempo orribile e una strada da far pietà; vi arriva alle 11 e mezzo e nemmeno lo aspettavano. Vi rimane qualche giorno per una predicazione e rimane assai contento, così pure la gente. Commenta: Iddio si serve anche degli strumenti deboli!

A maggio sale a Lugliano per erigervi la “Via Crucis” e vi trova un vento terribile.

Il 28 maggio va a Piano della Rocca con una bellissima mattinata ed annota: ho sentito cantare le cicale sugli olmi della nostra via.

Il 4 luglio alcuni frati vanno a Gioviano per i funerali di un bimbo, unico di madre vedova e nelle Memorie commenta: che dolore!

Il 6 luglio 1908 Padre Pacifico partecipa alla festa della Madonna ad Anchiano.

Il 1908, come tradizione, lo chiude a Valdottavo; parte il 30 con il treno delle 2,19 pomeridiane, scende al Piaggione e dalla passerella pedonale arriva a Valdottavo dove, il giorno 31 confessa moltissimo. Le gite di confessione – scrive – toccano a noi vecchi. Si attende il riposo e viene la fatica.

Il 17 gennaio 1909 scrive: sono stato a celebrare a Diecimo alle 10 e mezzo, a piedi, vecchio come sono, vicino ai 70 anni; ma è cosa dolce fare per amor di Dio, e del P. Guardiano quando riconosce i meriti.

Il periodo pasquale è davvero impegnativo, c’è da aiutare nella benedizione delle case del Borgo e di Anchiano, fare le predicazioni della Settimana Santa in tante parrocchie, c’è da confessare e i frati sono pochi. La quindena pasquale – scrive nelle Memorie – è la tortura dei poveri confessori, ridotti oggi in piccolo numero, quantunque sia anche diminuito il numero dei penitenti.

La giornata di Pasqua del 1909 è bellissima, ma p. Pacifico, all’età di 70 anni si sente spossatissimo.

Il 20 aprile 1909 c’è un funerale ad Anchiano e tutti i frati ci vanno; v’era anche la banda – scrive p. Pacifico nelle Memorie – cosa insolita ad Anchiano, per cui il paese anziché in lutto era in festa.

Anchiano
Anchiano

Il 6 giugno è la festa della SS. Trinità e p. Pacifico è alle Particelle; quella gente – scrive – è stata lietissima di averci la Messa, e mi hanno usato ogni riguardo. E c’ho cantato anche il Vespro.

Anche nell’agosto del 1909 p. Bigongiari torna a fare l’economo a Cune essendo quel parroco, secondo il solito, ai bagni a Viareggio. Ci sono stato molto bene – commenta – senza rincrescimento. Il 22 agosto il Nostro è ad Aquilea, per la festa alla chiesina restaurata del Castellaccio dove canta la Messa; poi il desinare in parrocchia. Ci doveva tornare per il Vespro ma non fu possibile per la pioggia che cadeva, la quale se fece bene a tutto, disturbò i festaioli. Non ebbe luogo la illuminazione della chiesa, il panegirico, l’incendio dei fuochi, andò a male il commestibile che era stato preparato per la tanta gente che doveva intervenire. Il Rettore era inconsolabile vedendo tutte le fatiche e le spese incorse senza effetto.

A settembre servizi a Celle e Gello, dove il parroco don Tommaso Pelosi è da tanti anni paralizzato.

Da Gello, il 27 settembre 1909, p. Pacifico torna a piedi al convento e scrive: sono entrato in 70 anni.

Il 12 ottobre è S. Serafino, p. Pacifico si trova ad Anchiano come economo ma torna al convento per festeggiare il fratello, definitore della Provincia, di cui è l’onomastico.

Nelle Memorie annota che il 31 dicembre, fine dell’anno, a Valdottavo nessuno è ito.

Il giovedì grasso 1910 p. Bigongiari è a confessare a Valdottavo e il giorno prima a Piaggione. Le giornate sono pessime e sulla passerella pedonale del ponte della ferrovia c’è da bagnarsi come pitori.

Anche per la Pasqua del 1910 p. Pacifico torna alla Cune e vi rimane alcuni giorni. Ci torna anche per l’Ascensione del Signore che, come tradizione si festeggia al romitorio di S. Bartolomeo. Dopo la Messa – scrive – sono montato in cima al Bargiglio, proprio nella diroccata fortezza.

Gente del Borgo sulla "torre" del Bargiglio
Gente del Borgo sulla “torre” del Bargiglio

Vi ho trovato tanta gente del Borgo… I fatti annotati sono ripetitivi e i comportamenti abitudinari; così anche nell’agosto del 1910 il parroco di Cune va ai bagni a Viareggio e p. Pacifico fa la sua villeggiatura a Cune, come economo di quella parrocchia, dove passa giorni tranquilli.

Il giovedì grasso del 1911, che cade il 23 febbraio, lo ritroviamo a Valdottavo a confessare: non v’è stato da far molto – scrive nelle Memorie – ed è una gita comoda.

L’8 maggio 1911 arriva al convento il Decreto di Roma che ricostituisce le Province dell’Ordine, separando gli ex Osservanti dagli ex Riformati. Questo decreto – scrive p. Pacifico Bigongiari nelle Memorie – ci ha sconcertato molto perché abbiamo perduto questo Convento per tante ragioni carissimo per la posizione, per pace che ci si godeva; per l’affezione del popolo; vicino alla stazione ferroviaria, finalmente perché, atteso il nostro ministero, e la capacità dei pochi cercatori, vi si viveva benissimo. Sia fatta la volontà di Dio.

L’ultima gita p. Pacifico la fa per l’Ascensione del 1911 a S. Bartolomeo della Cune il 25 maggio. Una giornata bellissima e di pace, lassù in quel Romitorio. Però – scrive – ne ho sentito molto il peso; nel ritorno al Convento le mie gambe non dicevano più il vero; ogni tanto cadevo a terra, massime da Oneta in giù, ove trovai padre Antonino (Micheli) che mi aiutava a rialzarmi, con fatica e con risa. Bisogna arrendersi – conclude – sono in 71 anni e le bravure vanno omesse.

Il 16 giugno 1911 p. Pacifico lascia per sempre il convento del Borgo e torna a Viareggio.

S. Bartolomeo della Cune
S. Bartolomeo della Cune