Il Monastero delle Teresiane

Non tutti sanno che, fino al 1947, al Borgo è esistito un monastero di clausura delle Carmelitane Scalze, figlie di S. Teresa d’Avila. Il monastero si trovava nella parte nord di Borgo a Mozzano, lungo la via principale, in un grande edificio che le monache acquistarono dal Barone Tossizza, che era chiamato “palazzo del turco”. La mia nonna materna, che viveva vicino a quel palazzo, più o meno davanti a quello strano monumento con il busto in marmo del Pontefice Pio VII, diceva sempre che la zona era chiamata “turchia” e non “venezia”, come invece veniva definita quando io ero bambino e vivevo nella parrocchia di S. Rocco; forse il nome della zona, assai bizzarro, derivava dall’appellativo di quel palazzo. Oggi l’edificio, completamente ristrutturato, è adibito ad appartamenti; dopo il 1947, anno del trasferimento a Lucca (avvenuto il 10 luglio 1947), fu sede della fabbrica di ceramiche e presepi Fontanini e dava lavoro a tanta gente, soprattutto donne.

Il Monastero delle Teresiane del Borgo
Il Monastero delle Teresiane del Borgo

Francesco Maria Pellegrini, nel suo libro “Borgo a Mozzano e Pescaglia nella storia e nell’arte”, ci dice che quel palazzo “dove risiedono le Teresiane fu già dei Sigismondi, poi Santini e poi del Barone Tossizza di Livorno, che aveva una grande fattoria a Domazzano” (nella piccola frazione di S. Donato). La comunità delle monache era nata a Camaiore nel 1588, quando alcune giovani desiderarono fondare un monastero di clausura. A causa di difficoltà burocratiche, che evidentemente non mancavano anche nei secoli passati, fu aperto prima un “conservatorio” per fanciulle povere, che divenne poi una “Congregazione dei SS. Nomi di Gesù e Maria”.

Desiderando però, fortemente, di avere la clausura, dovettero riconoscersi in un Ordine già esistente e fu scelto, per ispirazione della venerabile Suor Cherubina dell’Agnus Dei, la Regola di S. Teresa, ottenendo così la Bolla di erezione da Papa Urbano VIII il 21 novembre 1633; la comunità era così divenuta Carmelo Teresiano.

Con la soppressione napoleonica del 1806 le Carmelitane furono espulse dal monastero di Camaiore e dovettero unirsi ad altre monache di Lucca, finché poterono ricostituire la comunità, grazie alle decisioni assunte dalla Duchessa Maria Luisa di Borbone che, nel 1821, concesse loro il Conservatorio di Santa Francesca Romana delle Olivetane, a Borgo a Mozzano, in via Roma, oggi sede del Circolo “Unione”; nel frattempo alcune sorelle si recarono nel vecchio monastero di Camaiore, chiamate da alcune giovani che volevano ripristinare la vita carmelitana in quel luogo.

Sempre Il Pellegrini ci parla del Conservatorio di via Roma “fondato per le fanciulle del paese con testamento del Rev. Giov. Battista Mattioli, nativo del Borgo e vissuto a Roma. Il contratto del lascito fu rogato proprio a Roma il 12 gennaio 1673 ed a quello si aggiunse il lascito della sorella. Fu così costruito il monastero colla chiesa, che venne aperta al culto nel 1756”.

Con le vicende seguite all’invasione francese il monastero fu definitivamente soppresso dai Baciocchi nel 1810. “Rivisse in seguito con le Teresiane – dice ancora il Pellegrini – con clausura e con educande”.

Undici furono le monache che si stabilirono a Borgo a Mozzano nel 1821, a cui si aggiunsero anche una agostiniana e una benedettina; Donna Maria Teresa Sardi ottenne da Roma il permesso di “vestire” e di mettere la clausura. Nel 1835 fu concesso il decreto di erezione del nuovo monastero di S. Teresa in Borgo a Mozzano.

Seguirono altri momenti difficili, per le soppressioni promosse dal neonato Regno d’Italia nel 1866, finché, nel 1888, le monache riuscirono a stabilirsi, finalmente, nel “palazzo del turco”, in località “venezia” e intitolarono la chiesetta al Cuore Santissimo di Gesù.

Nel 1912 l’Arcivescovo di Lucca, Mons. Marchi, concesse alla comunità di osservare in tutto la “Regola Riformata di Santa Teresa” e, da quel momento, le vocazioni non mancarono più.

Le monache vivevano in estrema povertà; i locali del monastero erano malsani e le consorelle si ammalavano continuamente, anche in modo grave. Per questo motivo le monache, nel 1947 decisero trasferirsi a Lucca, vendendo l’immobile ai fratelli Fontanini. Oggi il monastero delle Teresiane è nella villa Orsetti di Monte San Quirico che si intitola “Regina Carmeli”.

In quel luogo sono vissute e morte le due ultime monache originarie di Borgo a Mozzano, che molti di noi hanno conosciuto ed apprezzato per la loro bontà e la loro Fede: Suor Ancilla Maria della Croce, al secolo Dora Motroni e Suor Maria Gemma di Gesù Bambino, al secolo Maria Palagi. Entrambe sono sepolte nel cimitero di Borgo a Mozzano.

Al Carmelo del Borgo il servizio religioso veniva assicurato dai Padri del convento di San Francesco ed anche padre Pacifico Bigongiari, che delle monache fu confessore, quasi ogni giorno, vi si recava per le celebrazioni religiose. Per i frati era un servizio impegnativo che dovevano assicurare in contemporanea con quelli svolti in tanti paesi del circondario del Borgo, nella zona di Bagni di Lucca, nella Val Pedogna ed al Piaggione, il nuovo paese che si era sviluppato attorno alla fabbrica del cotone.

Dora Motroni (Suor Ancilla)
Dora Motroni (Suor Ancilla)
Maria Palagi (Suor Maria Gemma)
Maria Palagi (Suor Maria Gemma)

In questo capitolo riporterò i passi delle Memorie che parlano del monastero e delle monache, perché è giusto tramandare più notizie possibili di questa realtà che ha sostenuto con la silenziosa preghiera il nostro paese, per oltre cento anni, continuando, anche oggi, ad avere legami profondi con la nostra Comunità.

Le monache del “Regina Carmeli” di Monte San Quirico, all’attualità, sono tutte socie della Fraternita di Misericordia di Borgo a Mozzano.

Veniamo a quanto contenuto nelle Memorie:

il Giovedì Santo del 1905 la celebrazione, dalle monache, la fa padre Serafino, che è il fratello del p. Pacifico, insieme a padre Luigi ed a un chierico. I frati non fanno solo le funzioni religiose, sono anche i confessori ed hanno l’assistenza spirituale e morale delle monache. Per questo giornaliero servizio ricevono uno “stipendio” mensile che viene puntualmente registrato tra le entrate: nel 1886, ad esempio, era di £. 16,80.

Per la festa del Perdono, del 2 agosto 1905 padre Pacifico è molto preoccupato e scrive: non ho mai passato un Perdono così arruffato, senza aver potuto fare nissune visite, per un incidente avvenuto alle Monache Teresiane. Un tristo, non si sa a che scopo, ha sparto nelle vicinanze del Monastero e in tutto il paese voci infamatorie che offendevano gravemente l’onore di una monaca. Per porvi un riparo e un termine ha bisognato avvicinare avvocati, Sindaco e Maresciallo dei RR. Carabinieri, i quali hanno conosciuto l’impostura e la malvagità del tristo uomo, e gli hanno intimato lo sfratto. Così è passato il disordine, e nel convento è tornata la tranquillità.

Il 15 ottobre, sempre del 1905, è la festa di Santa Teresa d’Avila; al monastero c’è la Messa cantata alle 8 e mezzo ed alle 3 e mezzo pomeridiane i Vespri cantati dalle monache. La Messa cantata è in terza, tre chierici fanno da turiferario e ceroferari. I chierici della mattina assistono anche al Vespro.

Il 16 novembre annota nelle Memorie: stamattina il P. Serafino Bigongiari ha inaugurato il suo confessionariato alle Monache Teresiane. Ha avuto una mattinata cattiva.

Il 6 maggio 1906 è la festa del Patrocinio di San Giuseppe alle Teresiane; non ci sono frati disponibili e il guardiano, per avere un sacerdote, si rivolge al convento di San Cerbone dal quale inviano il p. Candido Barsotti.

Alla festa del 15 dicembre 1906 vanno cinque frati. Il guardiano, p. Pacifico, canta la Messa dopo le ore 10, perché prima c’erano diverse messe piane. Furono invitati anche i Parroci circonvicini. Si è principiata la novena del S. Natale dopo il vespro.

Il 12 aprile 1908 è la domenica delle Palme e p. Pacifico annota: ho fatto la funzione delle Palme alle Monache. Tutto il canto corale lo fanno loro. Alle medesime si dà la palma dal comunichino. Prima della processione che fanno le monache, il Sacerdote canta “Procedamus in pace”. Per avere la Messa alle 6 e tre quarti è bene che la funzione principi verso le 6 e un quarto. Anche in tutta la Settimana Santa il guardiano deve spartirsi tra le funzioni alle Teresiane, quelle nelle parrocchie del Borgo e quelle al suo convento, alle quali vorrebbe dare priorità. Il Venerdì Santo p. Pacifico canta il Passio dalle monache; lui, all’altare, fa il Cristo, fra Angelino fa il lettore, i chierici fanno la turba; e la turba piacque molto alle Monache e agli altri.

Il 30 aprile 1908 il nostro annota nelle Memorie: è malata grave Suor Eletta Barsi di Virgilio nel Monastero di S. Teresa, di qui. È monaca giovane, buona e di abilità non comune in tante cose. Il buon Dio la salvi dal suo male e la conservi sempre al monastero. Anche il 24 maggio annota che la borghigiana Suor Eletta continua a star male, Iddio la salvi !

Il 7 giugno al monastero le suore fanno la rinnovazione dei voti: ma è stata fatta in modo dimesso attesa la malattia grave di Suor Eletta, e di tutte le altre monache, colpite da influenza e anche per l’assistenza che devono alla summenzionata, tribolata da acutissimi dolori.

Il 4 settembre 1908 p. Bigongiari scrive: alle ore 3 pom. è morta la povera Sr. Eletta Barsi nell’età di 31 anni, dopo una penosissima malattia, e lunghissima di 6 mesi sopportata con rassegnazione ammirevole ed edificazione, e dolore grande di tutte le monache. E con ragione, perché aveva un’indole buona ed una abilità speciale per lavori di ricamo, ed altri lavori di mano, in modo che tutte le monache dicevano che aveva le mani d’oro. Per cui hanno perduto una grande risorsa per il Monastero, e senza rimpiazzo, nelle critiche circostanze di finanza in cui versa. Ebbe una morte dolorosa molto, avendo lottato circa un’ora prima di dare l’ultimo respiro. Iddio pietoso le conceda il riposo eterno ! Il giorno 5 è Padre Bigongiari che si occupa del trasporto del cadavere di Suor Eletta al cimitero comunale e annota nelle Memorie: le monache hanno portato il cadavere incassato alla porta che dal convento mette in Chiesa, e li lo hanno preso i confratelli della Compagnia di S. Rocco e lo hanno collocato in mezzo alla Chiesa tra i ceri. Io però dentro la porta l’ho benedetto. Si sono cantate tutte le esequie. Al cimitero è stato accompagnato da me e dal Sig. Rettore di S. Rocco che associava la sua Compagnia alla sua croce parrocchiale. Vi erano altri 4 frati.

Il viaggio giornaliero al monastero, lassù vicino al ponte del diavolo, angustiava assai padre Pacifico, per la distanza e per le condizioni della strada che, anche all’interno del paese quando era brutto tempo diventava fangosa e creava tanto disagio, specialmente a chi camminava scalzo come il nostro.

Il 31 gennaio scrive: ieri sera è venuta la neve, insieme con lampi, stanotte ha smesso ed ha fatto sereno per cui è diacciata e stamattina nell’andare alle Monache pareva di passeggiare sopra castagne secche. E il giorno successivo scrive: la neve diacciata fa strage per le cadute. Siamo caduti io e il P. Pier Battista Marchi, dietro la casa del Prof. Martini, però senza male alcuno… Altre cadute si sono verificate nei paesi vicini, e con danno, cioè con gambe tronche. Il 4 marzo 1909 annota: tutto il mondo è pieno di neve… le vie sono orrende. Lo so io, nel ritornare dalle Monache ho patito un freddo ai piedi scalzi, che mai in tutto l’inverno.

Il 6 maggio 1909 viene celebrato il Capitolo da parte di Mons. Bernardini Vicario delle monache ed è riuscito presto e bene – scrive p. Bigongiari – perché vi avevo preparato le monache. Da segretario ha funzionato il Sig. Rettore di S. Rocco – Farnocchia Don Agostino – ed io da Testimone. La Priora è stata fatta nuova, Suor Agnese Tarlattini di Limano – la Sotto Priora Suor Geltrude Petroni di San Colombano, Priora passata. Pare che le monache siano rimaste contente assai. Quando è arrivato Mons. Vicario è entrato in Chiesa al suono delle campane (l’organo non suonava essendo malata l’organista) fece l’adorazione al S.mo poi ammise le monache al bacio della mano sulla porta che mette in convento, finalmente si portò al parlatorio a combinare.

Il 13 maggio 1909 p. Pacifico scrive: alle 9 e tre quarti è morta nel Convento di Santa Teresa la monaca Anna Maria Pisani di Tereglio in età di 75 anni, munita di tutti i conforti della Chiesa ed assistita da me. Ha lasciato le monache sconsolate perché era virtuosa e capace per consigli. Con lei è venuto meno un sostegno al Monastero perché era l’unica pensionata e suonatrice d’organo…

Il 30 maggio è Pentecoste e c’è la rinnovazione dei voti alle monache: in mattinata dopo la Messa le monache si radurano in coro, cantarono il salmo – “Credidi” – poi intonarono il “Veni Creator Spiritus”, finito – il confessore dal finestrino delle prediche – vestito di cotta e stola bianca – “Emitte spiritum tuum”... – coll’orazione che è nel libro delle loro Costituzioni; e dopo il confessore dice due parole analoghe. Finite, le monache, a una alla volta fanno la rinnovazione dei voti nelle mani della loro Superiora e poi il confessore ridice due parole e in fondo invita le monache a lodare il Signore intonando il “Te Deum”, finito, il confessore canta i versetti, secondo il nominato libro delle Costituzioni, terminando con la conclusione lunga e “Benedicamus D.no”. Finalmente le può benedire colla mano dicendo: “Benedictio Dei Onnipotentis” etc.

Il 16 luglio c’è una festa importante, quella del Carmine. Sono 4 i padri francescani che vanno a celebrare. Alle funzioni ci sono anche tante donne del paese.

Il 12 gennaio 1910, nelle Memorie, p. Pacifico scrive: giornata orrenda di acqua e vento. Nel ritorno dalle Monache mi sono bagnato assai.

Il giorno 17 annota: col treno delle 9 è arrivato Mons. Frediani, Priore di Camaiore per fare gli esercizi alle Monache Teresiane.

Il viaggio che ogni giorno fa dalle monache è davvero un grande sacrificio per p. Bigongiari che, il 25 gennaio 1910, scrive: nella notte ha piovuto; per cui il passeggiare si è reso gravoso tra acqua e neve. Nel mio ritorno dalle Monache, coi sandali e scalzo, non sentivo più i miei piedi; erano gelati. E il giorno seguente: ed io devo andare tutte le mattine a celebrare alle Monache nella mia età di 70 anni, e vi vado sempre scalzo, come prescrive la regola, e, per grazia di Dio, non ho mai avuto il minimo incomodo; peraltro in Borgo tutti mi contendono; ma io rispondo ch’è da tutti andare scalzi d’estate; il bello è andarvi l’inverno. Ormai la lamentazione per il freddo ai piedi è diventata una fissa ed anche il 4 febbraio si ripete: mattinata brutta, massime nel mio ritorno dalle Monache, acqua e vento. Immaginatevi come si può trovare un frate di 70 anni scalzo, coi sandali, che percorre un tratto di via assai lunga con acqua e vento in faccia! E così per diverse mattine. Eppure in quanto a salute sto bene. Iddio sia benedetto!

Oltre al maltempo ci si mettono anche le biciclette a rendere difficile l’attraversamento del paese; il giorno 25 ottobre p. Pacifico scrive: stamattina, nel ritorno dalle Monache, presso la casa Niccolai, sono stato investito da una bicicletta che mi ha buttato per terra, ma per grazia di Dio, quantunque così grosso e vecchio non mi sono fatto male, altro che un po’ di dolore al braccio sinistro sul quale sono caduto.

Il 9 dicembre 1910, il nostro annota: ho finito il triennio alle Teresiane ed è entrato P. Antonino Micheli di Oneta. Nessun altro commento, forse a p. Pacifico Bigongiari, nonostante il disagio e gli acciacchi dell’età, dispiace non essere più il confessore del monastero.

Un’ ultima curiosità: il Pellegrini ci dice che “nella cappellina delle Teresiane esiste il quadro di S. Francesca Romana di Giuseppe Antonio Luchi di Diecimo, detto anche “il Diecimino”. Questo quadro non è più nella disponibilità delle Monache del “Regina Carmeli” di Lucca e stessa sorte ha avuto anche la statua in gesso di S. Teresa d’Avila, realizzata dallo scultore borghigiano Ubaldo Del Guerra, di cui si è rintracciato una cartolina.

Il quadro di S. Francesca Romana
Il quadro di S. Francesca Romana
La statua in gesso di S. Teresa
La statua in gesso di S. Teresa