L’acquedotto di Tombeto

La prima annotazione riguarda l’acquedotto di Tombeto che alimentava di acqua potabile il convento. La condotta, come la storia ci riferisce e come abbiamo visto in precedenti capitoli, era stata realizzata nel 1666 dal P. Bartolomeo di Controne, quando era guardiano il P. Bernardino di Pescaglia. Scrive dunque il Padre Pacifico Bigongiari: sono finiti i lavori del deposito, o cisternino, di Tombeto, fino alla sorgente dell’acqua. Questi lavori hanno avuto per scopo di surrogare alle cannelle di terra cotta i tubi di ferro dal detto deposito alla sorgente, come poco tempo fa furono surrogati dal deposito al convento. Cosichè ora tutta la conduzione dell’acqua è in tubi di ferro. Dal deposito al convento la spesa per la conduzione fu fatta dal Prof. Sig. Ing. Martini Domenico a compenso di un terzo d’acqua che gli è stata ceduta mediante contratto Giorgi. La spesa dal deposito alla sorgente è stata a comune con il nominato Sig. Martini. Il condotto dal deposito alla sorgente è molto fondo, per cui ci è voluto per trovarlo, e poi per accomodarlo il lavoro circa di 15 giorni, quasi sempre con 5 uomini. La spesa da parte nostra è stata di £. 36.

Il 2 novembre 1904 è un asciuttore straordinario e tutte le polle sono quasi asciutte; anche l’acqua di Tombeto non arriva e i fratelli laici mormorano grandemente che la nostra acqua andesse tutta al Prof. Martini, ma s’ingannavano; era proprio effetto dell’asciuttore. Infatti la notte arriva un pioggia torrenziale, le polle riavviano ed anche l’acqua di Tombeto torna nei tubi.

Di questo acquedotto le Memorie parlano anche al marzo del 1910: il padre guardiano Giacomo Cecchini, succeduto al Bigongiari, lavora a rimettere i nuovi tubi di piombo, al nostro condotto dell’acqua dal pozzino fino al convento, perché quelli messi, saranno circa 8 anni fa di ferro dal Professore Martini Domenico si sono resi inabili per la ruggine. Il lavoro si conclude a fine maggio, la condotta viene rifatta tutta in piombo, anche dalla sorgente al pozzetto. Si trova anche un’altra polla, che viene allacciata, ed ora – scrive padre Pacifico – viene una bellezza d’acqua, non mai vista in passato.

Ci siamo dilungati a ricordare questo passaggio delle memorie perché il problema dell’acquedotto di Tombeto è ancora di attualità e stiamo procedendo, in accordo con la famiglia Martini (rappresentata oggi da Mario e dal figlio Domenico, ingegnere a Milano) ai lavori che riportino l’acqua al convento, dopo gli sbancamenti fatti, negli ultimi decenni del secolo scorso, per urbanizzare Tombeto, che ha provocato il “riempimento” di quella che era la piccola valle del “tiro a segno”. Il riempimento di terra ha provocato gravi danni alla sorgente, al deposito ed alla condotta dell’antico acquedotto, oltre ad aver fatto letteralmente sparire le strutture murarie e la regimazione delle acque del “tiro a segno”, che avrebbero meritato di essere conservate. Ripristinare la condotta ci permetterà di alimentare il grande pozzo del giardino, che veniva usato dai frati anche come lavatoio.