Il refettorio

Venite alla mensa i cui frutti sono stati ottenuti mendicando e imparate a pregare per coloro che ne hanno il merito; questo è sostanzialmente il senso della scritta latina: “Ad mendicata mensa quicunque – venitis discite pro meritis fudere – vota precum”, che fa bella mostra di sé sulla porta di ingresso al refettorio. Questo locale, così come la canova e le cantine, è rimasto sostanzialmente intatto rispetto all’impianto originale, mentre i restanti ambienti della cucina e dei servizi hanno subito, come ci dice la Toti Salvetti, tutta una serie di trasformazioni negli ultimi anni del XVII secolo e poi in tempi recenti. Le trasformazioni di fine 1600 sono descritte in modo particolareggiato dal Brandeglio e si riferiscono agli anni 1689 e 1699, data, quest’ultima, nella quale il cronista era guardiano e che lo porta a scrivere nel suo “Libro delle cose notabili”: “come per grazia di Dio, il tutto fu accomodato nel mio guardianato del 1699”. L’ambiente di maggiore importanza era dunque il refettorio, il luogo dove i frati si riunivano intorno alla mensa, secondo un rigido cerimoniale e che serviva, anche, come già scritto, da luogo di riunione, quando si decise di dismettere l’aula capitolare. L’ambiente era semplice e raccolto, coperto da una volta reale ed unghie, impostata su peducci in arenaria ed illuminato da finestre ricavate sul lato esterno, verso l’orto, situate piuttosto in alto, in modo che lo sguardo non venisse distratto. Nell’anno 1666, essendo guardiano il Padre Bartolomeo di Controni, fu rifatto il pavimento e rinnovato l’arredamento del refettorio. Furono fabbricate “belle e pulite mense di tavelloni di noce” e sempre di noce, come ci riferisce la Toti Salvetti nella sua relazione, furono fatte anche le spalliere, i sedili, le predelle e i piedistalli dei tavoli che furono probabilmente intagliati dalle abili mani degli artigiani della zona. Il lavoro doveva essere molto stimato; infatti, come ci dice il Brandeglio, il refettorio era divenuto uno dei più belli della Provincia, non molto grande ma completo di tutto, perfino di un piccolo pulpito per le letture.

Le tele e il Crocifisso del refettorio
Le tele e il Crocifisso del refettorio

Il libro delle Cronache riferisce che, nel 1732, Padre Agapito di Diecimo, essendo Vicario Capitolare, fece sostituire i pilastri di legno con altri di pietra alle mense del refettorio.

Da un registro delle entrate e uscite del convento si apprende che nell’agosto del 1914 venne rifatto il pavimento del refettorio in mattonelle di cemento; la spesa complessiva fu di 350 lire, comprese le soglie. L’attuale pavimento in cotto è stato fatto nel 1982 prima dell’apertura del Centro Anziani.

Nel refettorio ci sono due quadri (olio su tela), sistemate in due lunette, rappresentanti una “l’ultima cena” (quella verso la canova) e l’altra “la lavanda dei piedi” (quella verso il giardino); su quest’ultima, nell’estremità destra in basso, è scritto: “fu dipinto l’anno 1707 nel mese di gennaro da un nostro Religioso”. Sembra quindi essere, secondo la Toti Salvetti, il “quadro del refettorio” segnalato nelle Cronache, dipinto da Frate Onofrio d’Ariano della Provincia dell’Umbria, appunto negli anni 1706-1707. Ma se così è, Onofrio d’Ariano dovrebbe essere l’autore anche dell’altra tela perché, come testimonia ancora la Toti Salvetti, sembra essere dipinta dalla stessa mano.

Al centro delle due lunette c’è un Crocifisso “con rabesco” riadattato da Annibale Niccolai nel 1679, riportato alla luce nel 1982 dal restauratore Claudio Tenerelli di Lucca, appositamente incaricato dalla Misericordia; mentre, sopra la porta di uscita dal refettorio, non c’è più “il San Francesco stimmatizzato”, di cui parlano le Cronache, ma una tela, rappresentante l’Immacolata Concezione attribuita al pittore fiorentino Giovanni Landi, risalente al 1721.

Purtroppo, quando la Misericordia è entrata nel possesso del convento il refettorio non aveva più le antiche mense, ma tavoli moderni e non certo di legno massello. Erano rimasti al muro i sedili in legno, ma non più le spalliere, che erano pitturate a finto legno. Il piccolo pulpito per le letture è forse quello attualmente sistemato nel chiostro, che fu ritrovato in una delle cantine. Tutti i sedili, assai malmessi, furono fatti restaurare, nel 1982, prima dell’apertura del Centro Accoglienza Anziani dalla Ditta Fratelli Micheli di Borgo a Mozzano. Sirio Micheli, in particolare, che coordinava allora i lavori della falegnameria, si dimostrò molto attento nell’esecuzione di questo restauro e la Ditta aiutò assai la Misericordia nelle tante ristrutturazioni di quel momento, concedendo facilitazioni significative nel pagamento dei lavori.

Per quanto riguarda le pitture murali e le tele presenti nel refettorio, sia del passato che nell’attualità, rimandiamo al capitolo riguardante le pitture, che tratta ampiamente l’argomento.