La canova

Comunicante con il refettorio c’era la “canova”, assai ampia, che occupava parte del lato di ingresso; era formata da due ambienti, il più vicino al refettorio, detto anche “canovetta”, probabilmente per le dimensioni ridotte, coperto con volte a botte, doveva servire per tenere gli oggetti necessari alla tavola, come per esempio posate, boccali, brocche, secchi ed anche teli di lino, grembiuli, tovaglie. La parola canova si lega molto alla parola “canovaccio”, il cui senso è ben conosciuto da tutti. Nella canovetta vi erano dei grandi banchi di legno ed una pila di macigno che doveva servire per il lavaggio delle stoviglie. Nel 1725 si fecero i banchi con i piedistalli di macigno, tutt’ora esistenti. L’ambiente più grande aveva, probabilmente funzione di dispensa e da questo partivano le scale per le due cantine sottostanti. Sappiamo che nel 1723, davanti alle scale di cantina, fu aperta una porta che permetteva l’accesso diretto al chiostro, con la funzione di agevolare il trasporto dell’uva nella cantina sottostante ed anche delle varie derrate alla canova, senza passare dal refettorio.