Le pitture
L’architetto Toti Salvetti, nella sua Monografia tratta anche il problema delle “pitture” esistenti nel convento, dandoci notizie anche di quelle che, nel tempo, sono andate perdute o sono state cancellate volutamente.
Grazie allo studio della Toti Salvetti, che ha indicato tutte le pitture risultanti dai documenti, alcune di queste, ricoperte di calce in vari periodi, sono state ritrovate, come il Crocifisso sul soffitto del refettorio o i Santi Francesco e Domenico raffigurati sopra il portone principale di accesso al convento.
In genere le pitture ornavano luoghi particolari, come il refettorio, dove venivano rappresentate l’Ultima Cena o la SS. Concezione, oppure il chiostro, dove, di regola, erano rappresentate scene della vita di San Francesco, delle quali abbiamo già parlato.
Pochi altri ambienti, come nel nostro caso le scale e le logge, erano decorate con pitture, che raffiguravano immagini a cui i frati erano particolarmente devoti; sempre, comunque, erano tenute in considerazione le regole di povertà e semplicità francescane.
Nel refettorio le pitture esistenti al 1695 e le preesistenti “levate nel 1679” venivano descritte dal Brandeglio nelle sue relazioni in questo modo: “in detto refettorio prima vi erano due antiche pitture poste nelle due lunette della volta al muro della sua sommità a lato ad un Crocifisso antico e Devoto pure dipinto; in una vi era San Francesco ricevendo le Stimate nell’altra Cristo deposto di Croce come pure sopra la porta in un nicchio di volta vi era un antico San Francesco stimmatizzato con una croce in mano. Ma essendo tutte assai oscure il 1679 il Reverendo Padre Bonaventura di San Quilico Guardiano le fece levare e farvi le presenti che hoggi si vedono dal signore Annibale Niccolai di San Quilico che dipingeva ed era accreditato in Firenze e appare il suo nome e casato nelle due lettere A N lasciateci nell’extremità per memoria. Vi dipinse dunque nella lunetta verso l’orto il Cenacolo nell’altra verso la canova Cristo con la Madonnina e i Santi che intervennero alla deposizione sua dalla Santa Croce e riadattò alquanto con rabesco il Crocifisso di Mezzo e fece sopra la porta la SS. Concezione”.
La situazione ad oggi è diversa, perché le due tele sistemate nelle lunette del refettorio, rappresentano: una “l’ultima cena” (quella verso la canova) e l’altra “la lavanda dei piedi” (quella verso il giardino); su quest’ultima, nell’estremità destra in basso, è scritto: “fu dipinto l’anno 1707 nel mese di gennaro da un nostro Religioso”. Sembra quindi essere, secondo la Toti Salvetti, il “quadro del refettorio” segnalato nelle Cronache, dipinto da Frate Onofrio d’Ariano della Provincia dell’Umbria, appunto negli anni 1706-1707. Ma se così è Onofrio d’Ariano dovrebbe essere l’autore anche dell’altra tela perché, come testimonia ancora la Toti Salvetti, sembra essere dipinta dalla stessa mano.
L’Amonaci, nel suo libro, concorda con le notizie forniteci dalla Monografia sia per quanto riguarda le tele delle due lunette del refettorio, sia per quanto riguarda la tela della SS. Concezione sopra la porta dello stesso.
Al centro delle due lunette c’è il Crocifisso “con rabesco” riadattato da Annibale Niccolai nel 1679, riportato alla luce nel 1982 dal restauratore Claudio Tenerelli di Lucca, appositamente incaricato dalla Misericordia; mentre, sopra la porta di uscita dal refettorio, non c’è più “il San Francesco stimmatizzato”, ma una tela, rappresentante l’Immacolata Concezione, che le Memorie attribuiscono al pittore fiorentino Giovanni Landi, risalente al 1721.
A proposito della scoperta del Crocifisso del refettorio, c’è un episodio che merita essere ricordato: dallo studio dell’Architetto Toti Salvetti risultava l’esistenza di questa pittura murale; per tale motivo furono fatti piccoli sondaggi con l’aiuto dei muratori che lavoravano per predisporre i locali alla nuova destinazione di Centro Anziani. Avuta la conferma dell’esistenza di colori sotto l’imbiancatura fu chiamato un restauratore per verifiche più approfondite e per un eventuale intervento di scopertura. Nell’attesa però, uno dei muratori, “Baldo delle Luci”, provò con la cazzuola a vedere cosa veniva fuori e, prima del restauratore, scoprì, con grande soddisfazione, tutta la testa di un angelo che stava ai piedi del Crocifisso. Alla soddisfazione di Ubaldo Bartolai fece riscontro il disappunto del restauratore Tenerelli, che dovette faticare assai per ridare uniformità di colore a quell’immagine, rispetto al resto del dipinto; ed altrettanto poco entusiaste furono le dirigenti della Soprintendenza, Piancastelli e Filieri che durante una loro visita si resero subito conto che su quella testina d’angelo c’era stato qualche intervento… inopportuno.
Ritornando a frate Onofrio d’Ariano troviamo che egli dipinse “il quadro del refettorio con molte altre pitture a fresco”; forse anche il rosone del refettorio di cui rimane traccia al centro dell’intradosso della volta, che è ancora ricoperto di intonaco.
Il Brandeglio, nel suo “Libro” ci dava anche un suo giudizio sulle pitture, assai condivisibile: “e di verità il disegno di tutte queste opre e pitture non è spregevole ma nel resto non ha niuna perfettione e compimento ma tutte quante imperfette”.
Ritornando al frate Onofrio d’Ariano, il Brandeglio ci dice che da lui “furono dipinte le logge”; e l’Architetto Toti Salvetti, nella sua Monografia” ci informava, nel 1982, che l’unica pittura che rimaneva visibile era quella nel centro della loggia adiacente alla chiesa, racchiusa in una cornice a volute con particolari a rilievo, raffigurante il Cristo (Ecce Homo) deriso nel Sinedrio. Dopo quella data, nel corso dei lavori manutenzione, ne sono state trovate diverse altre, tutte ricoperte da imbiancature: una, sempre sulla loggia adiacente alla chiesa, di vaste dimensioni, raffigurante la Crocifissione di Gesù, contorna la porticina di accesso al pulpito; un’altra, che raffigura l’incontro tra il Cristo e la Veronica, è stata riscoperta nel 2011 durante i lavori di imbiancatura del locale infermeria del Centro al primo piano ed è stata completamente restaurata da Lorenzo Lanciani di Barga. Purtroppo, nella parte bassa di detta pittura, di cui non si conosceva l’esistenza, nel 1982 era stata aperta una traccia per il passaggio di cavi elettrici che ha fatto perdere alcune parti del dipinto. Sempre nel locale infermeria, sotto l’intonaco, è stato riscoperto un bel monogramma di San Bernardino da Siena, con il nome di Cristo (IHS), assolutamente ben conservato. Dopo questi ritrovamenti si è provveduto, nello stesso anno 2011, a fare una campagna di monitoraggio su tutte le murature del convento, per verificare la possibile esistenza di altre pitture; cosa che ha riservato ulteriori positive sorprese (come le tracce di belle immagini trovate lungo la scala che sale al primo piano dalla sacrestia). Anche questa attività di monitoraggio è stata condotta dal restauratore Lanciani, in stretto contatto con la Dottoressa Antonia d’Aniello della Soprintendenza di Lucca.
Ci dice ancora il Brandeglio che il pittore Annibale Niccolai dipinse “sopra la porta battitoria a maggiore, dove si entra in convento” i Santi Patriarchi San Francesco e San Domenico, lasciando anche qui le sue iniziali e la data dell’esecuzione dell’opera; mentre le Cronache riportano che al 1720 risulta che “il Sig.re Giovanni Landi pittore fiorentino” abitante in Borgo dipinse sopra la porta del convento l’immagine della Vergine Addolorata, di San Francesco e San Domenico. Di fronte a questa doppia attribuzione la Toti Salvetti, nel 1982, scrive: “non possiamo sapere se furono pitture ex novo oppure ritocchi o aggiunte alle precedenti, comunque attualmente la zona è ricoperta di intonaco e non è possibile verificare”.
Negli anni successivi, in seguito a queste indicazioni ed anche per ricordi di Suor Amabile Lotti e di Emilietta Cheli, terziaria francescana, che avevano sentito parlare o addirittura visto quella pittura sopra il portone di ingresso, abbiamo fatto qualche ricerca e l’immagine (di S. Francesco e S. Domenico) è tornata alla luce ed è stata restaurata dalla Misericordia.
Nel corso del 2010 sono state restaurate anche le pitture di due piccole edicole che si trovano sulla facciata della “foresteria” raffiguranti la “Vergine Addolorata” (quella più vicina al loggiato di ingresso) ed un “Ecce Homo” (quella più vicina alla Croce in ferro del piazzale antistante il complesso conventuale).
Anche lungo la scala del lato est, che sale al primo piano, troviamo “una devota immagine in mezzo di Cristo Crocifisso e poi di contro la Madonna Addolorata nel salire al dormitorio”, fatte contemporaneamente alla scala stessa, intorno al 1699, descritte anche queste dal Brandeglio,
Abbiamo già visto, parlando della chiesa, che il soffitto della stessa fu dipinto nel 1908 dal pittore Vincenzo Coccia, con medaglioni raffiguranti i principali santi francescani posti in un cielo stellato; per le figure dei santi posarono diverse persone del luogo.